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di Paolo Marchettoni

 

E’ necessario accarezzare con le dita queste pagine di carta pregiata per coglierne l’essenza, fissarne nell’iride i colori dell’inchiostro per dare vita a simboli astratti. Nulla di nuovo. Questo lo abbiamo sempre detto, fin dall’inizio. Tuttavia, libri, riviste e giornali sono utili nella misura in cui servono ad andare oltre quello che raccontano, poiché alcune azioni e parole di uomini e donne sono più famose, altre meno note, ma più grandiose, perché si misurano nel quotidiano. Illuminare con lo sguardo luoghi invisibili ha senso soltanto se poi si interrogano i fantasmi che si muovono nell’ombra di quei confini, che siano gli spazi di una chiesa o le righe di un giornale poco conta. Fermarsi alla punta dell’iceberg non ha mai giovato a nessun navigante, anzi, solitamente produce errori di valutazione grossolani, a volte irreversibili.

Sforzarsi di capire il senso unitario delle cose ci aiuterà a scongiurare l’ennesima frattura, l’ennesima divisione, l’ennesima guerra tra poveri, frutto di inganni alimentati da conclusioni avventate e da fragili pregiudizi.

Non aspettate che Emergenze finisca per comprenderlo a posteriori quando potete viverlo adesso.

Tuffarsi al contrario per riemergere non deve essere una tendenza, ma un’attitudine, uno stile di vita, un metodo d’indagine per chi vuole calarsi seriamente nel presente e si pone degli obiettivi concreti. Altrimenti è pura retorica da circo-li intellettuali e salotti letterari: gli esercizi di stile e l’automitografia creano il nulla se poggiano su basi inconsistenti. Fondamentale è la militanza quotidiana, la devotio, nel senso di sacrificio. C’è poca differenza tra scrivere un articolo e raschiare un pavimento. Esprimere il pensiero con il lavoro quotidiano che trovi un forte riscontro sul territorio, oltre a testimoniare la serietà di un progetto, ne rafforza la credibilità nel corso del tempo.

Tutti vogliono vincere e sono sempre tanti, troppi, quelli pronti ad assumersi il merito, ma pochi sono disposti a lottare veramente per raggiungere il risultato.

Troppi Agamennone e pochi Achille!

Ma si sa che Agamennone non può rinunciare ai suoi Achille, Ulisse, Aiace, se non a caro prezzo. Ogni sua vittoria dipende dalla loro spada e quando questi eroi non combattono per lui, la sconfitta è inevitabile.

Fortunatamente ho sempre creduto nella validità degli esempi silenziosi, meno nelle dichiarazioni clamorose e vanagloriose, e soprattutto credo che le sconfitte siano lezioni insostituibili, e quindi preziose.

E’ vero, andare alla deriva significa perdersi, ma sapere da dove si viene è indispensabile se ci si vuole smarrire. Le radici sono importanti ed esserne consapevoli è il bagaglio a mano più adatto per mettersi in viaggio. Le radici sono importanti. Esse affondano in profondità e modellano il terreno circostante che ne segue le curvature e si assesta assecondandone l’andatura, rinforzando la propria stabilità. La solidità si alimenta in modo reciproco: su un buon terreno quasi sempre crescono alberi robusti che a loro volta lo mantengono ben saldo, evitando frane e smottamenti, oltre a regalare frutti deliziosi. Essere consapevoli permette di muoversi con leggerezza senza dover rinunciare al proprio peso, senza essere in balia del vento e delle correnti che si incontrano in ogni viaggio, in ogni attraversamento, in ogni deriva. Quando si è consapevoli si può scegliere se procedere errando, lasciarsi cullare, danzare seguendo il flusso, oppure scontrarsi con rigidità e fermezza, tagliando l’aria.

Interrogare la realtà serve a smuovere, agitare, scuotere la realtà stessa tramite processi di rigenerazione costante. Calarsi nel tempo e nello spazio, rivitalizzando luoghi, non è solo un atto d’amore nei confronti della propria città, ma è un’opera utile.

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