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di Andrea G.G. Parasiliti  

 

La direzione è sbagliata, onorevole Bini. Bisogna oscurare i porno e riaprire i bordelli.

Non c’è nulla che offenda la donna nella prostituzione. Che dico la donna: l’umanità e il sacro, compreso l’androgino, il transessuale. È tempo, invece, di reinnalzare altari urbani, per non dire bordelli (bord’eaux, bordi d’acqua), alla Bona Dea, concepita in quell’alba d’amplesso fra Ishtar e il mendicante straniero, nei pressi di Babilonia, tutta inghirlandata dalle Ishtarìtu – le nobili giovani e sacre agli Dei – fermo poi essere affidata al mare, incubatrice di vita, per un parto più levigato e senza ferri. Quel mare che oggi, dell’antico epiteto conserva solo l’accezione di incubo, incubo di morte a occhi aperti, spalancati e sgomenti, di quel mendicante straniero inghiottito dai flutti del ponto.

L’altare, onorevole Bini, è il bordello. Sono altari i bordelli, frequentati da spiriti eletti. Ha sentito mai parlare di Mozart, di Proust, di Maupassant? Prostitute furono le loro infedelissime compagne, che tergevano, con le più affettuose carezze, gli umori di quei mali invisibili agli occhi di chi, nella prostituta non vede altro che – per usare un motto di Buttafuoco – “carne da cazzo”.

Legga, la prego, quel libretto di Giuseppe Scaraffia “Le signore della notte: storie di prostitute artisti e scrittori”. Li troverà tutti, ma proprio tutti, lì seduti a bere il thé, a discorrere, oggi come ieri, e per sempre. E ci furono Beckett Stendhal e Simenon, Kafka Proust e Tolstoj, Manet Picasso e Modigliani. Senza parlare di Dalì, il quale osservava, in casa propria al mattino, androgini danzanti nel proprio studio, senza mai gettarsi nella mischia – sebbene il proprio fallo incontinente ne consigliasse il tumulto: «Never Make Love, only Zee!» Dove zee sta per il verbo to see, in una pronuncia consonantica troppo influenzata dal francese. Legga, la prego, proprio quell’intervista al Grande Masturbatore contenuta in “A Curious Career” (carriera giornalistica, per l’appunto) della grande Lynn Barber, vincitrice di almeno sei British Press Awards, e che, per anni, impugnò la penna per servire Bob Guccione, il siculo americano di Penthouse.

A Jack Kerouac, la messicana Tristessa, assieme alle sue colleghe, prestavano de l’argent. Ma domani verranno tutti multati e poi imprigionati, compreso quel Sansone, che appena arrivato a Gaza “vide una prostituta ed andò da lei” (Giudici, 16,1). Quello stesso Sansone la cui forza doveva combattere i filistei, “gli uomini senza musa”, direbbe Schopenhauer. E gli inviati del Signore – di cui il libro di Giosue – non troveranno più riparo nella casa di Raab, la prostituta che li nascose e li preservò, a tal punto da essere lei stessa assieme alla propria famiglia, l’unica a essere tratta in salvo, in vista della distruzione di Gerico. Anche loro, inesorabilmente, multati e, se ritornano, arrestati.

Non parliamo di democrazia, onorevole Bini, giacché il partito democratico, sembra non esserne interessato. Basti solo ricordare che Solone, in quell’Atene, sempre scomodata nella drammatica retorica di stato, aveva istituito bordelli gratuiti per i propri concittadini. E non è solo la buonanima di Lasse Braun, in quella sua monumentale Storia della prostituzione, dall’età antica ai giorni nostri, forse degna di Foucault, a farne menzione.

Bisogna invece oscurare i siti della malizia, onorevole Bigi. E arrestare quelle povere studentelle, che prendendosi gioco dei fedeli di Amore, propongono, in cambio di qualche decina di euro, rapporti erotici virtuali, senza i profumi e senza le carezze della veneranda (sempre da Venere) prostituzione. Stimolando solo l’occhio, portinaio del diavolo e – per quanto attaccato al cervello – della follia e degli atti insensati di fauni impudichi.

Lasciamo stare, poi, il papa buono, il quale nella sua infinità bontà avrebbe, di certo, tratto fuori il peccatore da quella culla di fuoco, come un bambino da un brutto sogno, e fra un bacio e una carezza, avrebbe lui domandato: “Cosa ti spinge figliuolo, a cercare l’amore, tutte le notti, sul ciglio delle strade deserte e silenziose? Cosa c’è nel tuo cuore e nella tua casa, che non ti lascia dormire?”

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