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di Antonio Cipriani e Valentina Montisci

Saranno state mille bandiere. Una per ogni palo della luce, per ogni balcone e orto. Tutte al vento, sbiadite dal tempo, con sopra scritto No Tav. Mille belle bandiere contro il cielo, a costeggiare la strada che scende dalla Val Susa verso Torino: Bussoleno, San Giorio, Sant’Antonino di Susa, Chiusa di San Michele. Uno sventolare corale, di popolo e ribellione. Di disobbedienza di fronte a troppa obbedienza, di azione e presa di coscienza di un territorio di fronte all’assalto militare dei più forti, dei più ricchi, degli inarrestabili.

Percorrendo queste strade di resistenza, dopo esserci lasciati alle spalle lo Chaberton, il Forte di Exilles, immersi nel verde boscoso totale ho pensato a quel disobbediente del nostro amico che non c’è più. Carmine, con quella faccia bella da brigante, il sorriso da prendiperilculo e la dolcezza ruvida che aveva nel cuore e nell’amicizia. Insieme dovevamo salire in cima ai suoi monti, sul Pollino, e spalancare le porte, dipingere meravigliose opere collettive, disegnare orizzonti nuovi, ipotizzare altri sentieri da percorrere, difendere l’essenza della bellezza e del coraggio. E poi una spaghettata – quello sempre – nel rito bello del farsi compagni e dell’alzare i bicchieri di vino rosso al futuro, alla grandezza, al profumo di timo e lavanda. Pensando a una comunità di azioni, artistiche, politiche, sociali. Di narrazioni attraversando i mondi, a passo lento, di confini che si sciolgono come neve a primavera perché germoglino sapienze comuni, capaci di arrivare da qualunque posto e di farsi voce e bandiera di un territorio. Di più territori, in uno scambio di bellezza e coscienza.

Mentre il sole tramonta, la Valle si stringe in caseggiati sempre più fitti: vedo le bandiere lise, sdrucite, qualcuna strappata. Sono stracci poveri e solenni. Orgogliosi. Come le nostre idee di rivolta, caro Carmine. Solenni e semplici. Senza orpelli o finzioni. Capaci di camminare tra la gente, di alzare la polvere al passaggio, di porsi mille domande e non accendere mai una risposta già scritta. Ed è difficile, faticoso. Ma sappiamo (l’abbiamo sempre saputo) che continueremo a farlo: a scrivere quello che ci piace scrivere senza chiedersi se ci conviene, perché sappiamo che questo è chiaro da sempre: non ci conviene, non ci è mai convenuto. E se siamo qui con i nostri stracci di libertà, arte e ribellione è proprio perché così è e sarà.

Alziamo il calice a questa nostra memoria fertile di futuro. E a te, anarchico disobbediente artigiano sofisticato brigante che a Perugia stavi in Corso Garibaldi (e a Perugia noi stavamo quando te ne sei andato). E a tutti noi che abbiamo avuto il dono di conoscerti.

Ps

Oggi Carmine Guaragna sarà ricordato con una giornata a lui dedicata dagli amici, da chi gli ha voluto bene. Campo base alla sorgente di Chidichimo poi breve escursione ad Abetesole – Falconara…
Il banchetto durerà tutta la giornata.

 

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