CONDIVIDI

di Gabriele Principato 

 

Perugia – Una escalation di violenza si è verificata nel circondario della città, a pochi giorni dal maxi furto all’impresa York, portato a termine domenica 25 ottobre 1863 dalla banda del brigante assisano Nazareno Guglielmi, detto Cinicchia, che ha fruttato un bottino di Lire 155mila (circa mezzo milione di euro).

L’8 novembre un contadino ha rinvenuto nella campagna tra Assisi e Nocera Umbra il corpo di Giuseppe Gallinella, membro di detta congrega e sospettato di aver preso parte alla rapina. Il 13 novembre, invece, tre malviventi hanno fatto irruzione nella casa, a Perugia, di Francesco Repetti, sospettato di aver più volte dato rifugio al bandito assisano. “Eravamo già tutti posti nel letto quando alla porta picchiarono alcune persone asserendo di avere smarrita la via per Foligno, fattosi mio padre alla finestra – racconta a “Emergenze” Elisabetta, figlia di Repetti – chiesero di essere ricoverati per quella notte. Aperto l’uscio, entrarono tosto in casa due individui armati di fucile a due canne, uno dei quali si coprì la faccia con un fazzoletto, mentre il secondo accendeva un lume. Dopo ciò, introdottisi ambedue nelle altre stanze della casa cominciarono a chiedere dove fosse Cinicchia e dove fosse il bottino. Cominciarono a frugare nei mobili che videro aperti, ed a rompere quelli che erano chiusi, impossessandosi di tutto ciò che trovavano. I due afferrarono mio padre e legatigli le mani ed i piedi lo gettarono in terra per continuare le intraprese ricerche. I due malandrini percosse colle canne dei fucili le altre persone della famiglia che trovarono coricate, trascinarono la Giulia sul letto della sua camera e uno dopo l’altro saliti anche essi, le alzarono le vesti e, ridottala impotente a qualunque resistenza, uno dopo l’altro saziarono su lei le loro voglie lascive, in un completo e violento congresso carnale. Io fui trascinata da un altro, ma resistetti tanto che quel malandrino, trattami in cucina, mi gittò sul focolare dal quale uscii illesa per la mia personale agilità”.

Secondo fonti investigative la scomparsa di Cinicchia e del bottino, subito dopo l’impresa criminale, ha messo in allarme i membri della sua banda che lo stanno cercando in tutta la Provincia dell’Umbria. Cinicchia, noto per la sua ferocia, ma anche per la sua galanteria verso le donne, tanto che voci lo dicono amante di molte nobildonne di città, è stato visto l’ultima volta sulla strada tra Foligno e Nocera, nel corso della rapina alla diligenza che trasportava il danaro dell’impresa York.

Domenica mattina il convoglio che portava la cassa carica di valuta della società appaltatrice del tratto di ferrovia Foligno-Ancona è stata assaltata da dieci grassatori che l’attendevano nascosti fra le rocce. Le carrozze sono state bloccate ed i lanceri di scorta immobilizzati. “Dopo pochi minuti di sosta – racconta a “Emergenze” uno dei soldati – un barbuto fra gli assassini che credo essere Cinicchia è disceso, e mentre gli altri suoi compagni minacciavano dai loro posti esplosioni, e gridavano che nessuno si avvicinasse o facesse resistenza, egli si è tranquillamente incollata quella cassa di ferro. Appena eseguita tale operazione, hanno preso le montagne. A poca distanza avendo alcuni seguito le loro tracce s’è trovata detta cassa spezzata, e da que’ malandrini forse lasciata per non aver impaccio”. Le ricerche e le indagini dei Regi Carabinieri non hanno ancora portato a nulla e né della refurtiva né di Cinicchia si sono trovate tracce.

Tra il 1863 e il 1864 vennero arrestati, uccisi o condannati quasi tutti i membri della banda, mentre di Cinicchia si persero le tracce. Nell’agosto del 1865, una lettera pubblicata dalla stampa locale, rivelò che il brigante era riuscito a fuggire all’estero con passaporto falso, imbarcandosi con moglie e figli da Civitavecchia in territorio pontificio.

Nazareno Guglielmi morì anziano nella sua casa di Buenos Aires, un palazzo signorile che affaccia su Calle Chacabuco, il 12 gennaio 1906. In Sud America lavorò per quarant’anni come impresario edile. Parte del suo tesoro, si dice, sia ancora nascosto da qualche parte nell’assisano.

Per la rubrica #PerugiaViolenta leggi anche “L’atroce delitto dell’avvocato Bianchi” e “Le nozze rosse: la strage familiare che sconvolse Perugia nel 1500”.

Lascia un commento

La tua mail non verrà pubblicata, * campi obbligatori