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Fra le tante liete conoscenze che abbiamo fatto lo scorso marzo durante Bellissima Fiera a Milano, ci siamo imbattuti nella preziosa campagna “Pagine contro la tortura”, promossa da Archivio Primo Moroni e Edizioni Colibrì, che vuole riportare la lettura ai detenuti sottoposti al regime d’isolamento previsto dall’articolo 41bis.

Emergenze ha aderito subito, mettendo a disposizione della campagna tutti i numeri della rivista, semplicemente ritenendo che nessuno, qualunque sia il reato commesso, possa essere privato del diritto alla lettura.

Stamattina è arrivato in sede il catalogo con i titoli di tutti gli editori che hanno aderito alla campagna. Stiamo aspettando il primo ordine.

Di seguito le informazioni sulla vicenda e sullo spirito che ha animato la mobilitazione. Leggete, documentatevi e aderite.

 

Il regime di 41bis è il punto più rigido della scala del trattamento differenziato che regola il sistema carcerario italiano. Adottato trent’anni fa come provvedimento temporaneo, di carattere emergenziale, si è via via stabilizzato e inasprito. In questa condizione detentiva ci sono oggi ben oltre 700 prigionieri e prigioniere all’interno di carceri sparse in tutt’Italia. 
Da alcuni mesi chi è sottoposto al regime previsto dall’art. 41bis dell’ordinamento penitenziario non può più ricevere libri, né qualsiasi altra forma di stampa, attraverso la corrispondenza e i colloqui sia con parenti sia con avvocati: i libri e la stampa in genere si possono acquistare solamente tramite autorizzazione dell’amministrazione. Questa è un’ulteriore censura, una potenziale forma di ricatto, in aggiunta alla restrizione sul numero di libri che è consentito tenere in cella: solo tre.
 
Una società che sottostà al ricatto della perenne emergenza, alimentata da banalizzazioni e allarmismi, si rende consenziente alle vessazioni e torture di cui il blocco dei libri è solo l’ultimo, più recente, tassello.

La campagna “Pagine contro la tortura” è partita nell’agosto 2015; da allora diverse case editrici hanno messo a disposizione propri titoli: questi volumi sono stati spediti in tutte le 13 carceri aventi sezioni a 41bis, con richiesta di rendere disponibili i testi per i detenuti in 41bis ponendoli nelle biblioteche interne. Insieme coi libri, contestualmente, sono state spedite raccomandate indirizzate “per conoscenza” agli uffici dei magistrati di sorveglianza e ai garanti dei detenuti. Sono stati inoltre inviati libri direttamente ad alcuni nominativi di detenuti in 41bis.

Talvolta le buste sono tornate indietro, talaltra sono state cestinate, altre ancora hanno avuto risposta. Una per tutte quella di Pino da Viterbo:

Il sottoscritto fa presente di aver ricevuto la raccomandata contenente n° 3 libri; sarei stato contento di leggerli, invece sento solo il dovere di ringraziare il donatore poiché una sentenza della cassazione vieta ai detenuti in regime speciale di cui all’art. 41bis di ricevere o inviare libri all’esterno dell’istituto detentivo. 
Per questo motivo la direzione ha depositato i libri al casellario, là dove ne ho altri, essendo un assiduo lettore. Purtroppo la direzione nulla può a fronte della sentenza su menzionata; pertanto c’è da sperare a un ripensamento istituzionale o alla decadenza del 41bis a cui il sottoscritto è sottoposto da 23 anni, così avrò modo di rituffarmi nella mia lettura sicuramente produttiva per la mente e la cultura.
 
Attualmente mi cimento con il quotidiano: Il Corriere della Sera.
 
Alla presente allego l’atto di sequestro della direzione per meglio rendiconto.
 
Rinnovo i miei apprezzabili ringraziamenti.

Nel contempo sono stati organizzati in varie città d’Italia presidi informativi e serate di presentazione della campagna.

Compiuta questa prima opera di sensibilizzazione e informazione, vorremmo procedere rivolgendoci direttamente a chi subisce queste restrizioni.

Cerchiamo quindi la collaborazione di case editrici e librerie per costruire un catalogo di testi da inviare in carcere ai detenuti in regime di 41bis.
Se nella prima fase della campagna abbiamo invitato a inviare i testi direttamente alle biblioteche delle carceri, ora vorremmo tentare una modalità differente, ovvero l’invio di un catalogo dei testi disponibili, con la speranza che, non trattandosi né di un libro, né di una rivista tout court, possa passare i limiti imposti dall’inasprimento della regolamentazione che questa compagna vuole combattere.

Alla luce delle norme che regolano questo regime detentivo ci aspettiamo che il catalogo passi la censura e arrivi a destinazione. I libri contenuti in questo catalogo che fossero eventualmente ordinati, invece, in base alle stesse norme, ci aspettiamo che non vengano consegnati ma respinti o accantonati. è questa, evidentemente, una di quelle situazioni paradossali che un Orwell e un Beckett furono ai tempi così abili a narrare…

Per aderire alla campagna o ricevere ulteriori informazioni, scrivere a archiviomoroni@inventati.org

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