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di Antonio Brizioli

 

Perugia, giovedì notte. Sobbalzare d’improvviso dalle scalette del Duomo vedendo passare in lontananza una sagoma che risulta familiare. Lanciarsi in un pedinamento composto, senza staccarsi troppo dalla preda né eccedere nell’avvicinamento. Distinguere l’obiettivo nei suoi contorni, che ritagliano il buio di una notte ormai inoltrata. Le finestre incorniciano poche luci e la città confusa non sembra interessarsi di noi. E allora è il momento di andare. Percorre tutto corso Vannucci, entra in via Bonazzi, siamo sempre meno, è sempre più difficile nascondere ciò che si sta facendo, piega ancora in un vicolo a destra, a questo punto siamo solo io e lei: la ragazza asiatica che avevo conosciuto in un locale due giorni prima, sbagliando per la troppa ubriachezza a scrivere il numero. “Possiamo parlare dentro casa che si sta più comodi?”.

Venezia, sabato sera. Cercare un ristornate nei canali impazziti. L’obiettivo è individuare tra le centinaia a disposizione quello buono, o quanto meno uno che si distingua dalle innumerevoli fregature. “Quello ti piace?” “Non molto a dire il vero…” “Questo è pieno di gente” “Sì, ma sono tutti turisti”. E allora via rastrellandone uno ad uno con fare indagatorio e divertito. Perché aiutarsi con le app a disposizione? Bisogna allenare l’istinto, per poter essere più soddisfatti in caso di successo, meno scottati in caso di fallimento. La fame si fa pressante ma questo gioco è troppo divertente. Sotto uno dei tanti ponti attraversati sembra esserci quello giusto, carino, accogliente, dimesso ma non troppo. Mentre leggiamo il menù arriva un minaccioso energumeno che insulta il cameriere in veneziano stretto come a regolare conti preesistenti: si viene alle mani, colluttazione violenta. Il cameriere colpisce in faccia l’avversario col cavattappi, quest’ultimo crolla a tappeto preceduto da due dei suoi denti. Si rialza una maschera di sangue, che cola a terra tracciandone la fuga, il cameriere viene da noi, sorridente, con le mani sporche di rosso: “Buonasera e benvenuti!”.

Milano, domenica mattina. Ripercorro strade che un tempo furono mie. Nostalgia e voglia di andare oltre. Svegliarsi presto per rigenerare organi e istinti. Corso Magenta, sulla piazza antistante Santa Maria delle Grazie c’è tanta gente. Mi fermo. La mattina dopo la mia laurea raccogliemmo i pezzi proprio lì, ma oggi sono solo e sobrio. Entro in chiesa, c’è la messa, la sento tutta, affollata… Trasporto la parte depurata di me fuori dal luogo di culto e ripenso a sacre nottate seguite da umani risvegli. Come quella sera che tu mi dicesti “Vorrei fare l’amore col tuo cervello” e un po’ urtato, cercai di dimostrarti che l’amore si fa con altri organi.

 

La copertina è un fotogramma del thriller “Chi l’ha vista morire?” di Aldo Lado, ambientato a Venezia. La bambina in foto è la protagonista del film Nicoletta Elmi, nota per partecipazioni in altri capolavori del genere come “Reazione a catena” e “Profondo rosso”. Oggi fa la logopedista a Milano.

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