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Presentando Alessia Cerantola, giovane valente giornalista d’inchiesta, su questo giornale abbiamo parlato delle mezze stagioni del giornalismo dove tutti hanno ragione, dalle vittime ai carnefici dell’informazione, e di come il ruolo che ci siamo dati è quello di non consentire alcuna pacificazione. Di non fare la ola, né classifiche di rendimento della libertà di espressione, ma di imboccare il lungo e tortuoso sentiero in salita della sovversione del senso comune. Della costruzione lenta e appassionata dei mattoni di conoscenza che ci consentiranno di erigere la nostra cattedrale, partendo da un tempietto sacro.
Per questo va spiegato bene chi è Gianfranco Belgrano che potrete ascoltare mentre distrugge le fondamenta dell’idea che ci siamo fatti di “fonte oggettiva”, spiegandoci come funziona l’informazione che ci arriva – senza manco mezza verifica – dall’Africa, terra misteriosa ancora da scoprire che lui da anni naviga con Misna prima e con Africa affari (rivista che avremo in esclusiva nell’Edicola 518) adesso.

Gianfranco è un viaggiatore, capace di ascoltare e di osservare, di non alzare la voce e adattare il suo passo alla circostanza. Giornalista, narratore del suo tempo, lo è sempre stato. Da quando è partito per le sue avventure nel mondo, imparando tutte le lingue di tutti i posti dove è stato: l’arabo, l’inglese, il francese, lo spagnolo. Poi mettendo la sua curiosità e la passione al servizio della sua penna. Poche persone conoscono così bene le cose che scrivono. Poche sono in grado di avere quella curiosità in più, di porre la domanda che serve, di avere la semplicità potentissima e ricca di chi possiede conoscenze.

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