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Molte volte durante l’epoca medievale i personaggi che avevano un rispettabile ed elevato livello culturale furono considerati detentori di poteri sovrannaturali che potevano trascendere dalla volontà divina. Il caso del “Papa Mago” fu esemplare. Per secoli attorno alla sua figura sorsero decine di leggende straordinarie le quali ancora oggi provocano meraviglia nel momento in cui vengono raccontate.

Siamo a cavallo tra l’undicesimo e il dodicesimo secolo. Come spartiacque: l’anno 1000, data cruciale della storia, laddove realtà e superstizione si incrociavano l’una con l’altra fino a viaggiare sulla stessa lunghezza d’onda. Uno dei personaggi chiave in quell’intervallo storico fu Papa Silvestro II. In questo racconto vi riportiamo solo quelle leggende che avvolgono la sua figura di cui si ha una chiara evidenza a livello di fonti storiche.

papa-silvestro-gerbertoNato tra il 940 e il 945 nell’antica contea di Alvernia, nell’attuale Francia centrale, sin da bambino entrò nel monastero di Fleury situato nel cuore della provincia. Lì si accorse che la vita monastica non faceva per lui e improvvisamente una notte fuggì, dirigendosi nelle terre ispaniche ancora sottoposte al dominio dei Mori. Fu ospitato da un illustre filosofo mussulmano il quale divenne suo maestro. Proprio durante questo soggiorno, Silvestro ebbe la possibilità di apprendere materie come astrologia, filosofia, musica, geometria, matematica, e importanti nozioni sul campo delle scienze naturali, tutte discipline che nell’Europa occidentale vessavano in uno stato di abbandono (ad eccezione nei monasteri). Non furono chiari i motivi della sua partenza dalla Spagna e perciò attorno a questo negli anni a venire si costituì una leggenda. Si racconta che Silvestro II dopo essere entrato a far parte a pieno titolo del circolo dei sapienti dell’aera catalana iniziò a desiderare follemente il volume posseduto dal maestro che custodiva la sua conoscenza. Una notte con l’aiuto della figlia riuscì a sottrarre il libro e fuggì senza alcun rimorso. Il saraceno si svegliò nel cuore della notte e con l’ausilio delle stelle fu in grado di decifrare il percorso compiuto fino a quel momento dal suo allievo e si lanciò nel disperato inseguimento. Tuttavia Silvestro II comprese il pericolo e, la leggenda narra, tramite un incantesimo si nascose per ore tra un ponte ed il fiumiciattolo sottostante, sospeso in aria in modo tale che nessuno potesse accorgersi della sua presenza. Il saraceno, ignaro dell’incantesimo che permise al suo allievo di nascondersi, proseguì oltre e perse le tracce definitivamente, tornandosene a casa disperato. Il giorno dopo il fuggitivo riuscì a raggiungere il mare indisturbato e a questo punto la leggenda racconta che egli strinse un patto con il diavolo: Silvestro gli promise eterna riconoscenza se fosse riuscito ad attraversare il mare. E così fu. Riuscì a ritornare in Francia dove riprese a pieno ritmo la carriera ecclesiastica. Divenne anche un insegnante affermato di filosofia. In oltre nel campo matematico, grazie al prezioso abaco riportato dalla Spagna elaborò una serie di regole volte essenzialmente a rendere i calcoli effettuati con lo strumento più precisi. In questi anni nonostante la sua intensa attività didattica la curiosità verso i “culti esoterici” non si placò per nulla, difatti si racconta che costruì un Golem d’oro e dopo svariati incantesimi evocò un piccolo demonio dall’inferno e tramite l’inganno riuscì ad imprigionarlo dentro la costruzione da esso compiuta. Silvestro II ogniqualvolta che voleva porre un quesito cruciale, doveva compiere per forza un complesso rito di iniziazione al fine di svegliare il demone intrappolato. E dopo di ciò il Golem rispondeva con un cenno del capo in maniera affermativa o negativa.

Da quel momento in poi la sua ascesa politico-ecclesiastica fu fulminea. Nel 980 divenne arcivescovo di Reims e grazie alla sua vicinanza tanto politica quanto personale con la famiglia dell’imperatore riuscì ad accedere al soglio di Pietro nel 999. Il suo pontificato fu costellato da grandi successi a partire dai buoni rapporti intrattenuti con l’impero scongiurando di fatto una nuova ondata di violenze nella penisola e non solo. Oltre a ciò nel 1000 d.C. riuscì ad assoggettare nell’orbita della cristianità la popolazione magiara, concedendo a Stefano I la corona regale e il titolo di Re d’Ungheria. Nonostante l’aura positiva nel quale si dispiegava l’azione del pontificato le leggende non si placarono attorno al Papa millenario. Si racconta che durante il soggiorno romano venne a conoscenza di una antica leggenda riguardo una statua situata a Campo Marzio – oggi non esiste più – che puntava con il dito indice della mano destra in direzione di un tesoro risalente all’epoca romana. Gli uomini del tempo lo cercarono all’infinito senza riuscire, ma Silvestro II mediante una magia riuscì a risolvere l’enigma. Assieme al suo servitore attese l’ora in cui il sole si trovava al centro del cielo e con un palo segnò il punto dove cadeva l’ombra dell’indice della statua proteso verso l’infinito. La notte ritornarono in quel punto e mediante gli incantesimi compiuti dal Papa mago si aprì un varco nel terreno che conduceva sotto terra. Giunti al di sotto del livello della città il pontefice si ritrovò di fronte alla visione di un sovrano e sua moglie ricoperti d’oro al centro di una sala lussuosa che rievocava la grandezza di Roma del tempo che fu. Qualche istante dopo dovettero fuggire per via del tentativo di rapina da parte del servitore incosciente di preziosi oggetti situati in quel magico luogo. Appena uscirono lo squarcio del terreno si richiuse per non riaprirsi mai più. A detta di molti cronisti, quel sovrano era Ottaviano Augusto imperatore.

La vita del pontefice sospesa tra realtà e magia continuò fino al 1003, e anche sulla sua morte circolano delle storie straordinarie. Appena eletto al soglio di Pietro, Silvestro II consultò il suo Golem e gli chiese esplicitamente se sarebbe morto prima di aver cantato messa a Gerusalemme. La risposta fu negativa. Il Papa si rallegrò pensando tra sé e sé di essere lontano dalla propria morte, quanto si riteneva lontano dal desiderio di recarsi nella città santa di Gerusalemme, ma qui fu vittima di un inganno compiuto proprio dal demone che fu imprigionato a causa dei suoi tranelli. A Roma esiste una Basilica col nome di Santa Croce in Gerusalemme e nel momento in cui Silvestro II stava per celebrare la messa in quel luogo fu colto da un forte malore che faceva presagire la sua morte. Sul letto di morte radunò i cardinali e ordinò che gli venissero tagliate le mani in segno di pentimento per le opere oscure compiute in passato all’insaputa persino dai grandi di quel tempo. Le mani furono gettate via e furono raccolte dai diavoli, i quali le usarono per perseguire imperterriti i loro scopi malefici.

Fu sepolto nella chiesa del Laterano. A questo punto si potrebbe pensare che le leggende finiscono  e invece no. Fino alla tarda età moderna si è tramandato che dalla sua tomba, nell’imminenza della morte di un successore di Pietro, fuoriuscisse dell’acqua, mentre nel momento in cui si avvicinasse la morte di un cardinale il sarcofago si inumidiva soltanto. Nel 1684 a causa di una serie di lavori per la ristrutturazione dell’edificio il sepolcro fu aperto e gli operai raccontarono di aver visto per una manciata di secondi il corpo di Silvestro II ancora intatto. Il tempo di un sospiro e tutto si dissolse in cenere. Fu l’ultimo segno di una magia durata per secoli.

Alessandro Latterini

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