CONDIVIDI

Franchino dadaista e la rivolta dei bambini

Franchino fa strada a concetti nuovi. Nessuno sa esattamente quali. Mercoledì 23 giugno, a Teatro Sant’Ercolano, 50 Pollicini hanno seguito i sassolini bianchi per risalire quattro generazioni. Controcorrente. Qualcuno si è perso, qualcuno aggrappandosi alla maniglia della curiosità è arrivato in fondo, trovando un tesoro interminabile.

Franchino monumentale. Statico. Stalagmitica testimonianza di un sofferente passaggio di consegne che si trasmette con la luce degli occhi.

Alcuni genitori si sono arrabbiati. E hanno fatto bene. È assurdo assistere a un evento in cui ti promettono le favole e te le raccontano con gli occhi anziché con la bocca. Perché bisogna saper ascoltare gli occhi, e questo sanno farlo i bambini. I genitori no.

Eventi muti. Di qui in avanti. È la mia proposta. Considerato il luogo in cui ci hanno condotto le troppe parole. In un mondo di parole vuote, le parole piene torneranno dal silenzio. Toccarsi con gli occhi. Ascoltarsi con le mani. E sottrarre i bambini, per qualche istante, alla misera idea occidentale d’infanzia.

Che li vuole prigionieri di spartiti ripetitivi e giocolerie ingegnerizzanti. Quando potrebbero, a 3 anni, semplicemente attraversare la città, mercanteggiare sul prezzo e tornare a casa col pesce.

La rivoluzione è nella fruizione. Dai soliti rubinetti: acqua, vino e miele sono la stessa inutile sostanza. O meglio, utile. Alla standardizzazione dei pensieri. Alla paralisi dei cuori. Alla schiavitù dei bambini.

Burattini senza fili: siamo solo noi.

E a renderci uomini ancora è la magia che emana dalle imprese di gruppo. Come quella di pensare qualcosa di strano, costruirlo e goderne. Portati via. Dalla magia.

Nella nostra ricerca di armi e soluzioni, ci hanno insegnato a cercare nei sotterranei e nei luoghi più oscuri del mondo. Fra questi in molti scordano la notte, dove mille energie sono state dedicate alla costruzione di sogni invivibili nel mondo reale.

Nell’epoca della sospensione della notte, ci siamo accorti di quanto potrebbe essere strano portarne l’energia al giorno. E permettere di trattare i bambini da adulti a colui che per una vita ha trattato gli adulti da bambini.

C’era una volta un mondo che non c’è più. Dove la gente andava a ballare con le galline al guinzaglio e si eccitava a sentire la storia della fanciulla bagnata. Si chiamava Imperiale e oggi è una sala giochi sulla spiaggia, o forse neanche più.

Oggi il re è nudo e la fanciulla non si bagna più. Il vocalist è un mestiere ridicolo e il cantastorie un resoconto mitologico del passato.
È immorale ingannare i bambini ma i genitori, quelli no.

Quelli ridono e commentano. E scambiano i postumi di una malattia mortale con quelli di una notte brava. Ma non era la saliva a bagnare la fanciulla. E non sarà la maldicenza a impedirci di vivere per vivere. Dadaisti: tutte le volte che è possibile.


Antonio Brizioli

 

Le favole di Franchino

Pollicino

Cosa ci vuole per ritrovarsi in un mondo di favole dove tutto è una favola?

Burattini senza filo: siamo solo noi.
Quelli che vogliono vivere per vivere,
tutte le volte che è possibile. Vivere per vivere.

C’era una volta, tanti anni fa, un bambino piccolino. Si chiamava Pollicino. Un bambino piccolino, si chiamava Pollicino.

Pollicinoooooo

Piccolinooooo

Pollicino

Pollicino piccolinoooooooooo

Pollicino, tu che sei il più piccolo.

Ah Pollicì, tu, che diventerai il più grande. Come te piace?

Te piace essere piccolo o te piace essere grande?

Pollicinooooooo

Pollicino piccolinooooooo

Era l’ultimo, il più piccolo. Papà e mamma dissero:

«Cosa facciamo? È così piccolo!»

«Portiamolo nella foresta!»

Allora lui, piccolino piccolino, si accorse che papà e mamma lo volevano abbandonare e si mise in tasca dei sassolini bianchi. Strada facendo, li lasciava cadere uno a uno, l’uno dopo l’altro. Quando arrivarono nella foresta papà gli disse:
«Pollicino, aspettami qua!». E il vigliacco se ne andò.

Pollicino, piccolino piccoletto, ricordandosi dell’afterhour precedente, cominciò a raccogliere i sassolini uno dietro l’altro, e li mangiava. Fin quando arrivato all’ultimo si ritrovò in afterhour.

Musica e magia (x4)

A partire da questo momento…

 

 

Il gatto con gli stivali

Mi posso anche emozionare oggi…

C’era una volta, tanti anni fa…
C’erano il Brutto Anatroccolo e Pollicino.

Il Brutto Anatroccolo si potrebbe identificare con Ricky Le Roy, che poi nuotando nuotando divenne un cigno.

E Pollicino, piccolino, come Franchino.

Siamo favole. Tutti noi facciamo parte di una favola.
Siamo parte delle favole.

Una volta, tanti anni fa, un vecchio giunto alla fine dei suoi
giorni chiamò i suoi tre figli al capezzale e gli disse:

«Allora, a te che sei il più vecchio ti regalo il mio mulino»

«A te che sei il mediano ti regalerò il mio mulo»

«E invece a te che sei il più piccolo ti regalerò il mio gatto»

«Ma cosa me ne faccio di un gatto?»

«Datemi una sacca ed un paio di stivali
e io vi regalerò il mondo!»

«Vi regalerò un mondo pieno di musica e pieno di magia!»

Favole amalgamate alla musica elettronica.

La magia esiste solo per chi ci crede.

Basta solamente crederci e saremo campioni.

Non è solo importante partecipare, l’importante è vincere.

Salire sul gradino più alto e stappare lo champagne.

 

 

Le canne di Sampei

Parlare del più e del meno con un pescatore,
per poi renderti conto che non hai una canna
per andare a pescare.

Questo era Sampei!

Invece io la canna ce l’ho e posso andare a pescare.

Pescare davanti al mare, vicino alle onde musicali.

Magiaaaaaaaaaa (x2)

Siccome io non posso portarti con me, oh magia,
per lo meno tu: portami via!

Fammi viaggiare sopra le nuvole!
Vorrei vedere il mondo da lassù…

Magia portaci via (x2)

Magia, oh magia, portaci via!

Facci volare sopra le nuvole.

Se io potessi avere una bacchetta magica e potessi
chiedere qualcosa, che cosa chiederei?

Magia portaci via, facci sognare!

È la notte delle streghe!

Poporopopopo yeah (x3)

La cosa più bella, per ciò che riguarda Franchino,
è vedere tanta gente come questa notte.

Questa notte è veramente bello il Matrix, pieno di gente
che ha fatto centinaia di chilometri per potersi divertire
la notte di Halloween, la notte delle streghe!

Streghe, stregoni, alchimisti, venditori di fumo…

Alchimisti, siamo tutti un po’ alchimisti.

Stregoni, siamo tutti un po’ stregoni.

Comment ça va ce soir?

Ça va très bien (x2)

Voilà voilà voilà

Ça va très bien

Voilà voilà

Voilà messieurs et mesdames

C’est très fantastique

C’est la musique très magique de la nuit

Garçons and mesdemoiselles è obbligatorio ballare

Eins zwei drei polizei!

 

 

Bambolina

I tuoi occhi sono fari abbaglianti,

e io ci sono davanti.

La tua bocca è come un dolce richiamo
per me che ti amo.

Bambolina.

Bambolina, tu mi piaci.

Ho comperato una terra nel West
per costruire il nostro piccolo ranch.

Yeah

Bambolina, tu mi piaci.

Viaggiare, sempre viaggiare.

Volare, volare, volare, sempre più in su!

Icaro, vuoi volare? (x2)

Ho qui un paio di ali di cera.

Vai, vola vicino al sole!

Fly!

Icaro, vuoi volare con me questa notte?

Sì!

Paolino sta già volando questa notte.

Fly!

www mi piaci tu!

 

 

La fanciulla bagnata

C’era una volta, tanti anni fa, una fanciulla in una notte di pioggiaaaa

E la fanciulla si bagnavaaaaa

Si bagnava, poverina, la fanciulla.

Allora lei bussò alla porta e una regina le aprì.

Era tutta bagnata, la fanciullaaaaaaa

La fanciulla della notte.

Oggi, la notte delle fanciulle diventate streghe
nei secoli dei secoli.

Diventeranno ancora più streghe.

 

La grande botta

Chissà se c’è qualcuno di voi che sa com’è nata
la musica elettronica…

Ve lo posso raccontare io.

C’era una volta, circa 12 miliardi di anni fa,
quando qualcosa lassù nel cielo si incontrò, azoto, zolfo, insomma tutte le molecole necessarie per far scoppiare qualcosa…

Lo chiamarono il Big Bang, la Grande Botta.
12 miliardi di anni fa. Da tutto questo è nato anche Ricky Le Roy, Franchino, tutti voi. Pensate un po’, se non ci fosse stata la Grande Botta, dove eravamo noi, a quest’ora, cosa avremmo fatto?

The Big Bang!

La Grande Botta!

Ricky, fagliela sentire la Grande Botta!

C’era una volta la Grande Botta…

Tanti tanti anni fa, Ricky Le Roi, Franchino al White Party
al Jaiss dove tutti sono un po’ scimmiette…

Good morning monkeys!

Ricky Le Roy, fagli sentire la grande botta!

 

 

Ulisse

E come nelle piccole favole, tutto si ripete.

Anche questa notte si ripete.

Oggi, 6 luglio 2002.

Quando la musica non è più musica,
ma la musica diventa magia,
così all’improvviso!

Allora sale, così all’improvviso.

È come vivere nella zona del crepuscolo dove tutto si ripete.

Dove tutto si ripete!

È quando la musica non è più musica,
ma la musica diventa magia.

La magia è nella magica consolle.

Siamo arrivati alla dirittura di arrivo,
potete iniziare a battere le mani.

C’era una volta tanti anni fa, quando la musica non era musica,

ma la musica diventava magia…

L’unica persona che ascoltò questa musica si chiamava Ulisse.

Si fece legare all’albero maestro e fece mettere all’equipaggio
i tappi di cera alle orecchie.

Ulisse, solo lui voleva sentire le sirene.

Solo Ulisse voleva sentire le sirene e all’equipaggio ordinò
di mettersi dei tappi di cera alle orecchie.

Però loro, furbi furbetti, non se li misero i tappi di cera
e così la maga Circe li fece diventare tutti porcellini.

Porcellini della notte!

Vi piace eh!

Come vi piace eh?

Dolce o amara? Dolce o salata?

 

 

La spedizione dei Mille

Allora, volevo ricordarvi che esiste la musica
ed esiste anche la magia.

La magia a volte bussa alla porta
però non te ne rendi conto.

Però se tu apri la porta ti rendi conto chi è che bussa.

In questo momento chi bussa alla porta è Ricky
Ricky – speciale – Le Roy.

Popopopo pepepepe (x2)

Popo pepe popo pepe

Popopopo

Bambini: oggi compito in classe.
L’argomento si chiama “musica”.
Il professore che spiega la musica si chiama…

Come si chiama?

Ricky Ricky Ricky…

Il professore musicale, ti rendi conto?

Polli, Polli, Polli dov’è?

Pollicinaaaaaa

Vi rendete conto se Ricky Le Roy invece di fare il professore musicale insegnava storia…

Per esempio, oggi, vi raccontava cosa fece Garibaldi a Marsala, 110 anni fa.

Erano in mille, forse erano un pochino di più.

Ma oggi, se noi fossimo a Marsala, cosa faremmo,
oltre ad essere in mille?

Ci berremmo il marsala!

Ci berremmo il marsala!

Lascia un commento

La tua mail non verrà pubblicata, * campi obbligatori