In un periodo in cui è buona creanza stare al passo dell’ecologismo mediatico, si propone qui un’analisi politica del Catastrofismo di Stato e delle sue grandi imprese di inganno intellettuale: lo sviluppo sostenibile, il green-capitalism. Un’aspra critica rivolta non verso il facile bersaglio degli “eco-scettici”, bensì verso quelle “anime buone” che, con parole d’ordine, facili slogan e la convinzione di avere la soluzione per “salvare” il nostro Pianeta, anziché attaccare la causa del problema, ovvero la società industriale, col loro catastrofismo contribuiscono ad alimentare la paura e il terrore, legittimando così, seppur inconsapevolmente, le strutture di controllo e di repressione che imporranno a tutti di risolvere l’emergenza in forma autoritaria, con l’alibi che «ne va della nostra soppravvivenza».