Cominciò che era finita

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224 pp.
2020

Dobbiamo essere grati a Luisa Viglietti – scrive Goffredo Fofi – di averci restituito un Carmelo Bene quotidiano, semplice e vicino ma pur sempre diverso e anzi unico: gli ultimi anni di un grande artista, attivo e progettante fino agli estremi momenti di una vita densissima. Disse qualcuno, e sapeva di dire un paradosso ma intuendone la verità, che spesso si impara di più leggendo le vite dei grandi filosofi di quanto non si impari leggendo le loro opere. E questo si pensa anche leggendo questi vivi e bellissimi ricordi. “Ormai non ve lo chiedo neanche più dove andate. Sento che arriveremo alla fine, e io che so tante cose, questo non lo saprò mai. Mah! Il cammino incomincia e il viaggio è già finito”, così dice il corvo in Uccellacci e uccellini di Pier Paolo Pasolini, alla fine della sequenza dei funerali di Palmiro Togliatti. Questo viaggio per Pasolini, dopo le speranze della Resistenza, è svanito dentro il cammino. Invece Carmelo Bene in Autografia d’un ritratto in premessa a Opere, Bompiani 1995, con Cominciò ch’era finita contesta il viaggio stesso, e fa sua la frase di Pasolini per affermare al contrario che in senso collettivo ogni forma di coscienza è servile. Perché l’ho scelto io? Ve lo dico lungo tutto il libro. (Dalla nota al titolo dell’autrice).