Dell’organizzazione dello spazio

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Scritto nel 1962 per il conseguimento della cattedra universitaria, “Dell’organizzazione dello spazio” va ben al di là della contingenza accademica e pone il tema dello spazio alla base di un’indagine sul complesso sistema di relazioni che intercorrono tra architettura e città, architetto e uomo. “Ogni uomo crea forma, organizza il suo spazio. E se le forme sono condizionate dalla circostanza”, scrive infatti Távora, “allo stesso modo esse producono circostanza, o, in altre parole, l’organizzazione dello spazio, che è condizionata, si trova a diventare fattore condizionante”. Al problema della generazione e della metamorfosi delle forme si accosta qui quello della dimensione spazio-temporale, che apre il campo da un lato a una serie di questioni relative alla percezione e al movimento, dall’altro all’analisi di aspetti sociali, politici e culturali da cui l’architettura non può prescindere. Attraverso l’analisi di casi concreti Távora restituisce, in tutta la sua peculiarità e vivacità, il clima culturale portoghese alle soglie dell’ultimo decennio di dittatura, ma soprattutto delinea un’idea di architettura come “attitudine alla visione globale dei fenomeni dello spazio”, “opera collettiva di partecipazione”, persino “creazione di felicità”.