Il Reportage 53

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Una rivista che si chiama semplicemente Il Reportage, un trimestrale nato, dieci anni fa, dall’esigenza di riscoprire e dare spazio a una forma di giornalismo forse un po’ sacrificata nei giornali e nel web, ma garanzia di analisi e approfondimento. Il reportage ha avuto anni ruggenti (vi si sono dedicate le principali firme dei giornali e grandi scrittori, basti ricordare i nostri Buzzati e Parise, oppure Hemingway e Garcia Marquez), ma in un’epoca di grandi e rapidi cambiamenti storici, nonché di un’informazione usa e getta, a rischio fake news, è nuovamente necessario raccontare la storia in presa diretta e fornire una chiave interpretativa dei fatti. Un reportage non è un vero reportage se non è affiancato da grandi foto. L’esempio che fu di Epoca e dell’Illustrazione italiana parla chiaro. Questa rivista intende dare spazio ai principali fotoreporter italiani e stranieri, che spesso vedono scarsamente considerato il loro lavoro. È per questo che scrittori, giornalisti e fotografi hanno qui pari dignità. Il loro punto di vista è affiancato, non sovrapposto: le fotografie non illustrano i pezzi, ma stabiliscono un secondo sguardo, così come i pezzi non “descrivono” le foto. Il Reportage ha una concezione del reportage particolarmente flessibile. Non c’è uno stile identitario, non ci sono temi privilegiati se non per le situazioni emblematiche che raccontano, le piccole storie che raccontano la Storia. Il reportage può essere un’inchiesta, un’intervista, un viaggio “letterario”, un diario. Ampio spazio è riservato al fotoreportage, dove sono le sole immagini a raccontare una storia. Talvolta ne basta una soltanto, come nella rubrica “la foto vintage”, che chiude la rivista. Il racconto finale consente anche di mantenere un contatto con la narrativa d’immaginazione.