La Politica Dell’Impossibile

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144 pp.
2016

Ogni libro di Dagerman ci costringe a mettere in dubbio le verità ricevute e a guardarci allo specchio, come individui, come società, ma soprattutto come esseri umani. Ribelle all’ingiustizia in ogni aspetto del vivere e a qualsiasi forma di oppressione, la sua opera conserva una pungente attualità, e così la sua riflessione politica e culturale, cui è dedicata questa raccolta di interventi su quotidiani e riviste letterarie e anarchiche. Con una sorprendente capacità di leggere il proprio tempo e prevedere il nostro, con la sua coerenza estrema e irriducibile, Dagerman denuncia le «gabbie» della moderna democrazia, dove un manipolo di poteri decide migliaia di destini, gli interessi dello Stato prevaricano i diritti inalienabili della persona, e la cultura è declassata a «gioco di società», slogan ideologico o anestetizzante di massa. Ma soprattutto rivendica il compito della letteratura di «mostrare il significato della libertà», di scuotere le coscienze per riscattare l’uomo e i suoi valori fondamentali: l’uguaglianza, la difesa dei deboli, la solidarietà. E confessa il suo conflitto di scrittore diviso tra l’impegno sociale e l’inviolabile autonomia dell’immaginazione, che deve seguire liberamente le proprie vie per «toccare il cuore del mondo». Se la politica è definita l’arte del possibile, ovvero dei limiti, del compromesso, della rinuncia alla speranza, Dagerman non può che difendere a gran voce la necessità di una «politica dell’impossibile».