In un’epoca di progressivo restringimento delle libertà personali e sociali, in cui in nome dell’emergenza del giorno s’impongono il congelamento dell’attività politica e l’annichilimento di ogni convivialità, l’anarchia è l’unico strumento ancora in grado di progettare spazi di autonomia. Che siano mercati, piazze, movimenti, software o semplicemente librerie: gli unici luoghi che rompono il conformismo dei tempi sono quelli costruiti sulla regola del “né obbedire né comandare”.

Nel solito giardino di fronte a Edicola 518, davanti alla solita fontana, ne abbiamo parlato incrociando competenze diversificate e saperi multiformi. Carlo Milani (hacker) e Ray Lorenzo (architetto) hanno stretto un’impensabile alleanza chiamata “Città reali e città virtuali”. Stefano Boni ci ha illustrato la sua nozione di Stato a partire dai concetti spaziali di orizzontalità e verticalità. Piergiorgio Giacchè e Goffredo Fofi hanno dibattuto sul senso della “disobbedienza civile”, invitandoci a mettere in campo – oggi più che mai – pensieri critici che sviluppino azioni urgenti. Infine, con Carlo Milani (di nuovo) e Agnese Trocchi (per la prima volta), venuti in rappresentanza del gruppo hacker C.I.R.C.E., abbiamo giocato a progettare nuove tecnologie conviviali, schiudendo lo sguardo su utopie possibili e praticabili.

Il percorso di “Lezioni di Anarchia”, dopo decine di presentazioni, dibattiti e riflessioni, a Perugia e in giro per l’Italia, trova forma in un secondo volume dal titolo “Spazio e Anarchia”: richiamandoci all’urgenza di proteggere (dove esistono), creare (dove non esistono), moltiplicare (in ogni caso) gli spazi di azione autonoma dentro un mondo che anarchico non è. Rinunciando all’ingenuità ma anche alla speranza: perché la ribellione è un fatto istintivo, mentre l’anarchia è una mera questione progettuale.