CONDIVIDI

 

Erudito principe del foro bostoniano, il Senatore Charles Sumner sfidò apertamente l’estensione della schiavitù negli USA con tanto trasporto da essere… preso a bastonate da un collega nel Senato degli Stati Uniti.

Se vi capitasse di visitare l’Università di Harvard, vi imbatterete in una statua che svetta imperiosa al centro della Harvard Squadre. E’ la statua del celebre Senatore del Massachussets Charles Sumner. Personaggio non patricolarmente conosciuto in Europa, ma divenuto celebre in Patria per essere sopravvissuto ad un’aggressione subita nel Senato degli Stati Uniti d’America.

Siamo nel 1856, quando il rappresentante dello stato del South Carolina Preston Brooks decise di vendicare l’onore del cugino – e Senatore dell’Illinois- Andrew Butler, che era stato definito “un pappone della schiavitù” proprio da Sumner in un discorso pronunciato al Senato nell’ambito dei dibattiti sull’estensione della schiavitù nei nuovi territori di frontiera (per chi volesse approfondire, suggeriamo una ricerca sul Kansas-Nebraska Act e sul Compromesso del Missouri).

Faceva leva su una retorica virtuosa che non lesinava citazioni colte mutuate dal mondo classico e rese ancor più roboanti dalla pratica forense cui era iscritto a pieno titolo, Sumner denunciò, veementemente, quello che definì “un crimine contro lo stato vergine del Kansas” rivolgendo parole di fuoco contro quei politicanti – tra cui Butler- che appoggiavano l’istituzione nei territori di nuova colonizzazione della più abominevole e fetida delle ignominie mai generate dalla mente umana: la schiavitù. Con un’autentica mossa da cowboy, Brooks decise di riscattare l’onore di famiglia, dato che il cugino non era stato in grado di replicare per le rime alla colta retorica dell’avvocato bostoniano.

bastonata
L’aggressione di Brooks a Sumner in una ricostruzione dell’epoca.

Armato del proprio bastone da passeggio, Brooks aggredì Sumner, impegnato nel prendere appunti, proprio tra i banchi del Senato. Indispettito dalle provocazioni e dagli insulti di Brooks, Sumner non ebbe neppure il tempo di alzarsi perché tramortito da una raffica di bastonate inflitte con l’estremità metallica dell’utensile del parlamentare del South Carolina. Sebbene i pochi senatori presenti cercassero di fermare la furia di Brooks, un altro parlamentare del South Carolina, il proprietario terriero Lawrence Keitt, persuase i colleghi dall’intervenire, e solo la rottura del bastone di Brooks ne arrestò l’ira, lasciando Sumner esanime, coperto da una maschera di sangue nel cuore del Senato. Il principe del foro bostoniano riuscì a sopravvivere, pur dovendo convivere per il resto dei suoi giorni con forti dolori post-traumatici che lo indebolirono nel corpo ma non nello spirito.

I viaggi in Europa compiuti durante la convalescenza gli diedero conforto. Sumner abbandonò, per qualche anno, il proprio seggio, visitando quel continente di cui aveva studiato e amato così profondamente la Storia. Le numerose ore trascorse sulle sudate carte europee gli permisero di attingere copiosamente a citazioni colte latine e greche, grazie alle quali si distinse in tribunale prima ed in politica poi, e che gli valsero l’ammirazione dei sostenitori- ammaliati dalla sua spiccata erudizione- e l’antipatia dei detrattori, che mal ne sopportavano la protervia.

Non solo Francia ed Inghilterra, ma anche Italia, visitata per ben due volte. Non pago delle magnificenze archeologiche della Penisola, il nostro ebbe modo di conoscere, personalmente, il Conte Cavour, con il quale dialogò in Italiano. Il politico savoiardo fu descritto con toni celebrativi in alcune lettere spedite da Torino ad amici statunitensi, dalle quali emerge chiaro sostegno alla causa indipendentista italiana, allora ancora in divenire.

charles Sum
Charles Sumner.

Tornato negli Stati Uniti Sumner riprese possesso del suo seggio, e dimostrò di non aver perso lustro ed energia. Tutt’altro. La fede antischiavista che lo aveva spinto a denunciare il degrado in cui versavano le scuole riservate ai cittadini di colore dello stato libero – ossia non schiavista ma pur sempre segregazionista- del suo Massachussets nel 1845 (caso Roberts vs City of Boston), lo convinsero a schierarsi tra le fila dei Repubblicani Radicali, il gruppo più intransigente e restio a far concessioni agli stati confederati del Sud dopo la fine della Guerra di Secessione Americana. In aperta polemica col Presidente Lincoln, fautore di una linea più morbida nella fase della cosiddetta Reconstruction, Sumner criticò anche il progetto di annessione della Repubblica Domenicana, che definì senza mezzi termini un atto imperialista.

Sumner morì nel 1874, all’età di 63 anni, il giorno dopo aver presentato al Senato una mozione volta a non considerare onorifiche quelle battaglie combattute durante la Guerra di Secessione, che egli reputava un momento di barbarie. L’avvocato bostoniano morì come era vissuto, da ardente ed inguaribile idealista e convintissimo sostenitore dei diritti civili. L’essere profeta di istanze che si sarebbero affermate con fatica solo un secolo dopo la sua morte ne fecero un personaggio controverso, che faticò a veicolare le proprie idee a maggioranze che non ne compresero le proposte troppo illuminate e lungimiranti ed un linguaggio forse eccessivamente ricercato per il ruvido mondo di fine Ottocento.

Sumner visse e morì da bastian contrario. Fedele alle sue idee volte a tradurre in pratica i principi di eguaglianza e solidarietà che aveva appreso dai suoi paladini europei, e che avrebbe voluto veder realizzati anche nei suoi Stati Uniti. Un uomo che non accettò compromessi infamanti e che non si piegò neppure di fronte ai propri presidenti. Un uomo che, in definiitva, ebbe come ideale di vita quello della libertà intellettuale.

Qualora andaste ad Harvard, fermatevi di fronte alla statua di un grande uomo, e dedicategli un pensiero.

 

Valerio Bianconi

Leggi gli altri articoli di questo progetto su Emergenze e seguici su Cannibali e Re.

2 commenti su “Charles Sumner: il paladino dell’antischiavismo

Lascia un commento

La tua mail non verrà pubblicata, * campi obbligatori