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di Francesca Mazzi

 

S B A M !

 

Spalanco gli occhi svegliandomi di soprassalto.

Tremo leggermente, fa freddo. Mi sento ancora ovattato dal sonno, cerco di mettere a fuoco. L’immagine di fronte a me si fa più vivida. Non sono solo. C’è un altro accanto a me. Ed è come me, vedo lo sgomento, la vista ovattata: ha sentito anche lui quel rumore. Ne percepisco i pensieri, lo vedo agitarsi e potrebbe essere il mio specchio.

Ho sentito già parlare di lui. Sapevo che l’avrei conosciuto, prima o poi. Forse me l’hanno detto nel sonno, mentre ero sopito. Che freddo, mentre dormivo. Non era stato un sonno spontaneo. Dicevano, intorno a me, che eravamo tanti, che nessuno di noi era solo. Ricordo la voce offuscata, non ero vigile ma potevo sentirla. Che ci saremmo svegliati insieme giusto in tempo per conoscerci tutti, stringerci velocemente, e poi partire ognuno per un luogo diverso. Che questo, sì, proprio questo momento di affetto che ci sarebbe stato concesso, ci avrebbe dato la chiave per renderci imbattibili.

Vedo meglio, posso mettere a fuoco qualcosa che è più distante dell’altro me che ho di fronte. Ci sono altri due, increduli, proprio dietro di lui. Non siamo soli, dunque ciò che dicevano mentre dormivamo era vero. Quanto tempo abbiamo per riuscire ad avvicinarci tutti? Dove andremo poi? Qualcuno ci darà delle indicazioni? Per quale motivo sarà necessario essere imbattibili?

Altri tre, altri sei, altri nove, altri cento. Le immagini di fronte a me sembrano più chiare, ed è una distesa di noi. Chissà come avranno fatto a prenderci, tutti addormentati. Ci guardiamo un po’ tutti, distogliamo lo sguardo velocemente, cerchiamo di fare nostro il maggior numero di immagini possibili, perchè ce l’hanno detto, nel sonno, che abbiamo poco tempo per conoscerci prima di essere separati. Vorrei accellerare ma va tutto a rallentatore intorno a me, i miei movimenti sono trattenuti.

Tremo di nuovo. No, non sono io, trema la terra sotto di noi.

Stavolta un lampo di luce rossa.

Travolge ognuno di noi. E d’improvviso vorrei rallentare ma va tutto veloce. Non so da quale forza ma sono spinto verso il mio prossimo. E anche verso gli altri due, tre, tutti quelli che riesco a raggiungere. Affetto disarmante, ne siamo avvolti, ci totalizza completamente. Lo sento per me e lo vedo per il mio prossimo più lontano, che è riuscito ad essermi di fronte e non riesco più a distinguere dove finisco io e dove inizia lui.

AH! Che emozione. Non faccio in tempo ad accorgermene che comincia il mio viaggio. Ed in una frazione di tempo non calcolabile da quanto inconsistente, sono sparato via. Ma non sono più io come ero io prima. Sono solo sì, ma sono solo con una parte di quel lui che era lontano, ed un pezzo di quell’altro che era in mezzo, e un altro frammento di quello che avevo davanti.

Sono stato solo ed addormentato molto a lungo sì, ma poi ho visto l’amore, anche se per poco, ed ora sono diverso, ora anche se sono solo non sono più io da solo, sono io e contengo un po’ tutti gli altri.

Va tutto così veloce, sento la velocità alla quale mi sto muovendo ma non posso vedere nulla, sono vivo, sono così vivo ora, in questo preciso istante, sono io piccolo ma ho tutti dentro di me, non posso più ignorare il mio essere imbattibile.

 

S B A M! Di nuovo.

 

Il viaggio è finito.

 

In questo testo ho utilizzato la chiave di lettura solitudine-amore per interpretare fusione e fissione della bomba a idrogeno, processi chimico/fisici che ho voluto umanizzare in emozioni.

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