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di Paolo Marchettoni

Questo articolo è liberamente ispirato a due situazioni: una letteraria, l’altra di vita; leggendo alcuni capitoli de “L’italiano inutile” di Giuseppe Prezzolini, illustre concittadino, e seguendo il dibattito in corso questi giorni sulla “famiglia” sono arrivato a una conclusione. Nonostante il Manicheismo sia stato condannato da tempo come eresia continua a essere praticato. La lotta perenne tra i coeterni Bene e Male domina ancora le nostre menti che non capiscono l’ambiguità incontenibile di certi pensieri.

Dalla Enciclopedia online Treccani, alla voce famiglia, si possono leggere nell’ordine:

Il significato linguistico-antropologico di Istituzione fondamentale in ogni società umana, attraverso la quale la società stessa si riproduce e perpetua, sia sul piano biologico, sia su quello culturale. Le funzioni proprie della famiglia comprendono il soddisfacimento degli istinti sessuali e dell’affettività, la procreazione, l’allevamento, l’educazione e la socializzazione dei figli, la produzione e il consumo dei beni. Tuttavia, malgrado la sua universalità, la famiglia assume nei diversi contesti sociali e culturali una straordinaria varietà di forme, sì da rendere problematico individuare un tratto distintivo che la caratterizzi in ogni circostanza.

L’art. 29 della Costituzione italiana che definisce la famiglia come «società naturale fondata sul matrimonio» e afferma l’obbligo della Repubblica di riconoscere alla f., così intesa, i diritti che le competono; stabilisce che il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti previsti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.

Tutti siamo al corrente, mi auguro, di quello sta accadendo nel nostro paese in questo momento; molti sembrano voler partecipare alla discussione definendo cosa sia giusto o sbagliato sulle unioni civili; ma alla fine solo alcuni si assumeranno la responsabilità di decidere per milioni di persone. Premetto che non accetto lezioni dai nostri politici; sarebbe inutile. Ormai penso di aver imparato tutto quello che c’è da sapere sulla loro politica; tanto quanto basta per capire che non mi appartiene. E poi tutto questo parlare, gridare, sbraitare non lo ritengo necessario, bensì superfluo, alla mia crescita. Resto comunque in ascolto, ma preferisco un pessimo libro a un ottimo oratore: almeno il libro posso chiuderlo e riporlo nello scaffale in qualsiasi momento! E qualora mi rendessi conto di aver commesso uno sbaglio nel compiere tal gesto, potrei tranquillamente tornare da lui e riprendere il discorso senza perdere troppo tempo per farmi perdonare l’errore. Se mi interessa il contenuto, non mi fisso sulla copertina. Pericoloso è quando si va matti per la copertina e si ignora il  contenuto: questo genera confusione. Così quando dico ai miei amici che stanno in politica: “ti comporti come il tuo avversario”, loro giustamente si arrabbiano e mi rispondono che sono uno sciocco, arrogante e presuntuoso.

E io, che non nego di esserlo, mi chiedo come se ne accorgano. Sarà forse perché siamo bravissimi a mettere a nudo gli altri, ma non altrettanto capaci di indagare noi stessi. O magari crescendo le nostre cartilagini si sono irrigidite irreversibilmente e anche laddove ci appartenga il famoso senso critico, che dovrebbero insegnarci a scuola, siamo poco avvezzi a utilizzarlo su di noi per paura di spezzarci le ossa. Ma allora che ce ne facciamo? Ho notato che dividere il mondo in buoni e cattivi non mi permette di poter entrare a fondo, come vorrei, nella complessità dei fatti. Risultati ben peggiori ho ottenuto nel tentativo di affibbiare queste etichette a tutti i costi alle persone, compreso me stesso, in quanto credo che in noi siano racchiuse tante intersezioni tra questi due insiemi. Sono convinto che anche la persona più malvagia del mondo avrà fatto del bene, anche solo a se stesso. Ogni anima contiene già tutto. Forse oggi ci sembra una gran debolezza ammettere la nostra humanitas, ma cinque secoli fa la pensavamo diversamente: fu un atto di enorme dignità. Dignità che, in molti casi, ci è stata tolta; ma che in altri ci siamo negati, sbarazzandocene troppo in fretta. Io non so come stanno le cose, se siamo ancora nel mondo o navighiamo in acque torbide, ma nel dubbio ho imparato a nuotare perché non serve un oceano in tempesta per annegare, si può affogare benissimo anche in venti centimetri d’acqua calma.

Per sopravvivere nell’era degli uomini dobbiamo difenderci soprattutto dagli uomini e dunque persino da noi stessi. E per difendersi bisognerà pur conoscere ciò da cui vogliamo difenderci. La letteratura può risultare fondamentale in questa ricerca, poiché spesso rappresenta  l’uomo meglio di tante altre sue manifestazioni. Essa è il piacere e il dovere, la tradizione e il progresso; è la mia patria e la mia nazione straniera, culla di sogni e custode della realtà; ma innanzitutto culto d’umanità e consuetudine civile. Ma anche la letteratura, non soltanto quella cavalleresca, può essere “pericolosa” per l’uomo, poiché: galeotto fu il libro – ma non dimentichiamoci – e chi lo scrisse.

Ammetto che se il mondo si reggesse sui due cardini Bene e Male, sarei curioso di saperlo.

Ad ogni modo, sono consapevole che per definire qualcosa non esiste miglior modo di contrapporlo a un termine che indica il suo esatto contrario, ma so per certo che gli opposti si attraggono, che è una legge della scienza e anche dell’amore. Alla fine ci può stare come principio motore dell’universo. Spero di poter osservare il mondo anche attraverso questa sua contraddizione.

Ad esempio, prendiamo la famiglia, un argomento molto discusso  ultimamente. Da poco si sono svolte due manifestazioni in cui si sono fronteggiati due diversi schieramenti: quello in favore della famiglia intesa come unione civile tra due individui, anche dello stesso sesso; quello in difesa della famiglia intesa come unione civile o religiosa possibile soltanto tra un uomo e una donna, detta elementare o più comunemente tradizionale.

Si sono affrontate due fazioni rivali difendendo i propri diritti e interessi nelle piazze italiane. Il verdetto lo stabilirà, nel bene e nel male, il parlamento con una legge; non ci vedo nulla di strano, siamo ancora in democrazia tutto sommato. Sinceramente, sono altri aspetti che mi preoccupano: non comprendo il motivo per cui si debba intitolare una giornata alla famiglia, come si fa con un’entità defunta, lo trovo uno scherzo da prete. Inoltre, ritengo che tutte le leggi della Terra, per quanto democratiche, debbano accontentarsi di stabilire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato per una maggioranza di persone e di applicarlo a una comunità o società di individui; ma non in senso assoluto. Nemmeno qualora comprovate capacità tecniche, insieme ad ambizione e audacia, lo consentissero. E’ vero che molti antichi greci praticavano e accettavano l’omosessualità (e la democrazia), ma si guardavano bene dal peccare di tracotanza.

Per quanto mi riguarda, chiedo scusa se non sono sceso in campo in questa battaglia di civiltà, in cui sarei stato utile e inutile allo stesso modo in entrambi gli eserciti. Ma ho scelto di disertare per trascorrere un po’ di tempo in più con la mia famiglia; spero che mi perdonerete.

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