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di Antonio Brizioli

 

Benché sia solito dissertare con grande frequenza di arte e politica, nulla mi intriga e coinvolge al pari delle storie d’amore. Intendo quelle vere, quelle in cui gli amanti sono disposti ad andare fino in fondo. Quelle che a volte – si sa – possono anche finir male.

Sarà forse per questo che nello svago di una vacanza alle isole Eolie, rimbalzando da un punto all’altro di questo stupendo arcipelago, non ho potuto fare a meno di reperire il materiale (emotivo più che documentario) per raccontarvi una storia d’altri tempi. Una storia d’amore di quelle così intense da farci pensare che non tutto sia perduto. Che in qualche nascosta parte del mondo ci sia ancora qualcuno disposto ad amare fino al sacrificio di sé.

Ci troviamo ad Alicudi, la seconda più piccola fra le isole Eolie, di certo la più isolata e selvaggia. Perfino nel pieno dell’estate quest’isola montuosa circondata da mare cristallino non viene toccata dagli aliscafi più di una volta al giorno, mentre d’inverno resta isolata anche per intere settimane. Gli arcudari (così si chiamano gli abitanti dell’isola) sono ufficialmente un centinaio, in realtà ancor meno, e si spartiscono equamente tre o quattro cognomi. Viene da sé che numerosi accoppiamenti avvengono tra consanguinei, con il consistente rischio di dare alla luce figli un po’ particolari.

Le vere regine dell’isola sono le capre che la popolano a centinaia, superando di molto il numero degli abitanti. Con la loro proverbiale agilità si inerpicano per i pendii rocciosi dell’isola e a volte giungono a perdere l’equilibrio e schiantarsi sugli scogli in maniera tragicamente scenografica. L’isola non ha strade e l’unico mezzo di trasporto disponibile sono gli asini e i muli che trasportano le merci sui verticalissimi gradoni conducenti alle case. Fino a pochi anni fa c’erano ancora le scuole elementari con lo stratagemma della “multiclasse”: tutti insieme dalla prima alla quinta con un insegnante per le materie scientifiche e uno per le umanistiche. Quando un paio di anni fa si sono iscritti zero bambini, si è ben pensato di sopprimere l’istituzione. Per quel che riguarda l’economia, qualche terrazzamento consente di praticare forme d’agricoltura ancora molto tradizionali, per il resto si vive di pesca e turismo. I turisti appunto: una rappresentanza un po’ dandy da ogni parte del mondo che ama trascorrere una parte dell’anno al ritmo lento di quest’isola così unica del Mediterraneo.

Dati questi riferimenti, vi sarà facile tracciare nella mente gli scenari della storia stupenda che sto per raccontarvi. Immaginate un piccolo arcudaro invaso d’amore. Come in un castello medievale le donne libere non sono molte e spesso si finisce per mettere gli occhi su quelle già impegnate, con tutti i rischi che ne conseguono. L’arcudaro pieno di desiderio non bada a tutto questo e segue la preda giorno e notte per i pendii verticali del suo pittoresco isolotto finché un giorno non resiste più e la prende, lì sull’erba dove è bello fare l’amore sotto un cielo meraviglioso. Così comincia quello che nel regolare corso della fiaba doveva essere un momento di passione fisica intensissimo con una partner dapprima recalcitrante e poi anch’essa coinvolta fino all’ultimo pezzo di cuore.

Solo per onestà intellettuale debbo dirvi che quella che avete finora immaginato come una donna è in realtà una capra, ma questo non deve stupirvi in alcun modo. Il numero delle capre in Alicudi quintuplica quello delle donne, le quali, togliendo vecchie e bambine, risultano davvero troppo poche per soddisfare la straripante virilità di quest’isola vulcanica. Oltretutto fare l’amore con una capra, ve lo garantisco, è piuttosto facile e può essere estremamente piacevole e coinvolgente.

Purtroppo il pastore è padrone ben più possessivo di molti mariti e difficilmente tollera simili affronti: scoperto il malfattore nell’atto liberatorio e appassionato, lo attende al passo con il fucile spianato e, dopo averlo centrato alla testa, getta il corpo agonizzante giù per uno dei burroni dell’isola.

Ci piace pensare che sia morto felice questo giovane pieno d’amore, come felice muore chi perisce per la creatura amata. E ci piace anche immaginare le fattezze di questo erbivoro che come una piccola Elena di Troia ha scatenato un impeto di violenza davvero unico nella storia non solo di Alicudi ma di tutto l’arcipelago, notoriamente piuttosto tranquillo.

Quanto precede è il racconto romanzato di un omicidio realmente accaduto ad Alicudi un numero indefinito di anni fa. La fonte sono i racconti orali degli abitanti da me rielaborati. Si accetti la storia col suo buon grado di invenzione.

Un commento su “Alicudi: morire per amore in un’isola sperduta

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