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di Antonio Brizioli

 

Manifesto fondativo di Edicola 518

Siamo barbari perché parliamo una lingua diversa. Così diversa che sembriamo balbuzienti. Così diversa che a qualcuno fa comodo fingere di non sentirci.

La nostra poesia ha preso le forme di un’invasione, spargendosi poco a poco sulle spoglie di un paese agli apici della decadenza. Deprediamo le ultime bellezze, proteggiamo le ultime fiamme, preserviamo i frammenti esplosi, pratichiamo forme di ricomposizione e favoriamo nuove disgregazioni.

Siamo nati mentre tutto moriva. Abbiamo attraversato le lamentele che come schegge inerti ci ferivano il viso. Abbiamo resistito a tempeste interminabili per vedere un giorno, la rimarginazione di qualche ferita.

Abbiamo evitato i facili antagonismi e le giustificate disperazioni. Abbiamo atteso che la pioggia lavasse via lo sporco per procedere a rigeneranti forme di purificazione. Abbiamo conservato il sacro e lo depositiamo in questa edicola. Perché le edicole in fondo, fatte furono a proteggere il sacro.

Il piacere dell’incontro, l’accettazione dello scontro, l’ossessione per i sentimenti e la manualità, la cura del territorio e della sua storia, l’amore per la città e la sua necessità di continuare a sorprendere anziché imprigionare.

Abbiamo messo allo stesso tavolo Raffaello, Dottori, Beuys e Galileo. Li abbiamo fatti parlare e abbiamo riportato la loro voce alla gente. Siamo stati ringraziati con parole che odorano di polvere da sparo, come l’aria che respiriamo.

Abbiamo scelto di non parlare la lingua dei salotti conformisti, delle squallide tv, di una rete che priva della libertà nello stesso momento in cui la promette.

Non avete mantenuto le vostre promesse. Vi siete tenuti tutto per voi. E noi oggi redistribuiamo l’amore e la poesia da un piccolo spazio. Con il cuore pieno di ruggente attesa e barbarico furore antico.

 

Il primo giugno alle 18 vi aspettiamo per la sacra inaugurazione.

Foto copertina di Salvatore Cerniglia.

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