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Bozzetto originale di Marco Baldicchi

 

Come può un teatro difendere la natura?

Questa è la domanda che ci siamo posti il 3 aprile 2021, a 41 anni di distanza dal giorno in cui Joseph Beuys fu a Perugia per discutere, alla Rocca Paolina, del mondo come scultura sociale e dell’uomo come responsabile di una revisione ecologica del suo rapporto col mondo.

La risposta è strana. Nell’ultimo anno il mondo si è fermato, ma non le forze che lo distruggono. Il mondo è andato avanti, ma solo dal punto di vista di chi lo umilia. I miliardari comprano il loro “buon ritiro” in Nuova Zelanda e si litigano pezzi di Antartide che nel frattempo si scioglie. E se per Beuys il Mediterraneo era una cloaca, pare difficile immaginare cosa possa essere a 35anni di distanza dalla sua morte, e a cento dalla sua nascita.

“Difesa della natura” è uno striscione, sotto cui Beuys teneva conferenze, e a bordo del quale solcava mari e strade. Comparve in barca a vela nel cuore del Mediterraneo e oggi ci accompagna idealmente in una navigazione solitaria al centro del lago Trasimeno, laddove la navigazione – come d’altronde la possibilità di vivere la notte – è sospesa fino a data da destinarsi.

Il palcoscenico è vuoto. I tecnici si sono allontanati dopo aver portato i materiali nelle loro tute da lavoro. Al centro undici cipressi, custoditi simbolicamente in una teca che si chiama Paradiso. Teatro Sant’Ercolano inizia la stagione con uno spettacolo senza attori. Glialberi pretendono attenzione. E – forse – solo in Paradiso si sentono al sicuro.

Antonio Brizioli

 

 

 

“Guarda… Quando non c’è foschia si riesce a vedere molto lontano, si riescono a vedere anche i monti…”

Siamo nel luogo che i perugini, a ragion veduta, chiamano il Belvedere. E da lì, nelle giornate di sole, si riesce a volare oltre i campanili di San Domenico e San Pietro, oltre il Subasio, fino ai Sibillini, quel giorno coperti di neve. È il mio primo incontro con Marco Baldicchi e nel dirmi queste parole i suoi occhi si velano di tenerezza. C’è prima di tutto affetto in quello sguardo. Marco guarda la natura come se la conoscesse intimamente, come si guarda una cara e vecchia amica di cui si sono riusciti a carpire i più intimi segreti, che ora vanno custoditi e protetti. Poi c’è stupore. Come se la osservasse attraverso un caleidoscopio che ad ogni piccolo movimento riveli una nuova sorpresa, un nuovo segreto, una nuova meraviglia. E infine premura. Premura nei confronti di una natura sempre più bistrattata e strumentalizzata dall’uomo.

Bosco Emergente, la nuova installazione dell’artista tifernate, risponde a questo con una carezza, una coccola, un caldo abbraccio, caldo come le coperte di feltro che avvolgono i cipressi. Il richiamo a Beuys è immediato, reso ancora più palese dalle croci rosse che si stagliano prepotentemente sullo sfondo grigio delle coperte, ma il lavoro di Baldicchi, osservato nella sua interezza, non è solo un rimando all’azione che lo sciamano presentò a Documenta 7 e al concetto di “difesa della natura. In questo caso infatti, non si può parlare di difesa, quanto piuttosto di protezione. I cipressi, estirpati dal loro luogo natio, sono raccolti in un ambiente chiuso e circoscritto, delimitato da pareti solide, ammantati dalle coperte che si frappongono fra gli stessi e il pericolo rappresentato dall’uomo. Marco si fa custode della sua amica e dei suoi segreti, la nasconde, la copre, ma in realtà opera una decontestualizzazione che accende i riflettori sull’urgenza di un dialogo diretto e non mediato con essa, di una comunione.

Ed ecco che improvvisamente percepiamo la fisicità di quegli alberi. Hanno un corpo concreto, tangibile. Sono ingombranti, fastidiosi, tutti lì, ammucchiati, quasi a proteggere qualcosa. Sì, c’è qualcosa oltre quei cipressi, qualcosa che rimane celato al nostro sguardo. Tanto è impicciosa la loro corporeità quanto sublime il mistero che aleggia intorno a loro. Ma cosa nascondono? Quand’è che la natura, custodita con tanto amore da Marco, è diventata custode? Con la sua lingua universale il cipresso ci parla di immortalità, di vita ultraterrena, di possibilità, di speranza, di amore. Finalmente, un dialogo si apre e anche noi riusciamo a comunicare con la natura. E allora sembra di scorgere qualcosa fra i rami. Eccola lì, c’è una porta oltre quegli alberi, è un passaggio che nascondono!

Bosco Emergente non dichiara niente, ma piuttosto suggerisce, evoca memorie e sensazioni. C’è un odore pungente, ecco un tintinnio, un lieve soffio sfiora il tuo orecchio. Una voce si fa strada fra le fronde degli alberi, tese verso l’infinito, e ti chiama.

Apri gli occhi, alzati, segui quel suono, oltrepassa i cipressi, spalanca la porta: benvenuto in Paradiso.

“Quindi lascia perderei salotti

coi talenti e le baldracche,

vieni all’ombra dei cipressi

dona amore al pomeriggio

a chi sospende la sua vita

tra le urne amiche del monumentale,

di realtà e d’irreale, vieni a fartene un’idea1…”

1 Baustelle, Monumentale, 2013

Lavinia Bottini

 

 

VOCI DI PASSANTI

Personaggi: una bimbetta in età scolare, un signore di mezza età, uno studente d’arte, una studentessa universitaria, un ragazzo non europeo, un adulto con il cane, una signora distinta, una madre con infante, un letterato, un mendicante, un paio di marionette.

(Pomeriggio inoltrato)

 

Che cosa sono quelli???

Non ti allontanare che poi ti perdi come l’ultima volta… Quelli quali? Non so, non ne ho idea…

Guarda… Hanno messo gli alberi dentro una stanza. Poveracci! Invece di stare in terra stanno dentro a un vaso.

Vedi che li stanno curando? C’è la croce rossa dell’ospedale sopra. Sarà una cosa pubblicitaria. Una cosa strana, così che la gente si ferma a guardare. Più è strano più la gente si ferma a parlare e guardare.

Chissà perché poi? Oggi non c’è in giro nessuno. È pure festa e guarda… quel fesso ha messo ancora lo striscione arcobaleno con sopra “andrà tutto bene”. E questi qui invece mettono gli alberi dentro il negozio. Ci faranno uscire pazzi!

Qui di solito c’è una libreria. Dovrebbero essere quelli che hanno l’edicola più su verso le scalette. Quella che non vende giornali ma libri e riviste straniere. Una volta passavo di qui e ci ho visto la presentazione di un libro con la gente fuori che non riusciva a entrare. Il posto è piccolino per tanta gente.

Scusate, ma credo che sia qualcosa di artistico. C’è scritto qui il titolo, vedete? “Bosco Emergente”. E anche chi l’ha fatto.

Non ci siamo abituati noi di Perugia a ’ste cose strane…

E perché l’aggettivo emergente? Forse perché siamo in emergenza? O perché domani è Pasqua?

Io sono del Borgo e mi ricordo quel nome. Ci fece andare la mattina presto a disegnare con il carbone sulle lastre di pietra della piazza l’ombra di una torre che i nazisti avevano fatta esplodere. Fu una faticaccia ma fu una bellissima idea per ricordarla. Si disse di farla permanente ma poi non se ne fece niente, come al solito. Mia zia c’ha il libro e nelle foto ci sono anche io!

Avete una moneta, una moneta signore…

È vero… ricordo che lo abbiamo studiato a lezione! Il mio professore qualche anno fa ci fece vedere una sua performance. Venne nella gipsoteca un giorno e coprì le statue, le veneri, il Laocoonte e tante altre con le coperte isotermiche degli emigranti, quelle piegate e leggerissime. Era bellissimo l’oro delle coperte e il bianco del gesso insieme. E poi questo fatto di proteggere l’arte e il riferimento ai barconi che arrivano ogni giorno. Le statue tutte bianche e i migranti neri!

Non scherzare molto su queste cose, la gente muore in barca. Qui voi non avete il mare…

Ma era una cosa simbolica! Forse anche qui è simbolica: in un periodo di chiusura in casa lui chiude le piante dentro una stanza. Tutti quanti non ne possiamo più…

Certo che è una cosa strana: mettere ciò che sta fuori, metterlo dentro: come quel pittore che nei quadri metteva i mobili tra le montagne e il sole collegato alla presa di corrente. Poteva mettere allora i libri sparsi per strada. Tanto nessuno se li piglia come quelli che si lasciano sul Minimetrò…

Ti ho già detto che non ho soldi!

Beh, c’è l’edicola laggiù con i libri e alcune volte ho visto gente intorno alla fontana, quella bella con il Nettuno, che parlavano tutti assieme, con il microfono e una volta c’era anche una TV. Io ci passo sempre di qui per andare a lavorare. Una volta scapparono tutti che venne giù il diluvio… Eheheheh, poverini….

Una volta passavo per le scalette e c’era uno che scriveva a terra con un pennello e l’acqua di un secchio e si asciugava subito per il sole. E allora ricominciava… Era molto caldo, era d’estate.

Che era? Il supplizio di Tantalo?

Sisifo… Sì, ma era una poesia che scriveva, non ricordo quale, ma era bello. Un sacco di gente… Qui di arte non succede mai niente, è per questo poi che siamo ignoranti…

Si tiri su la mascherina per favore! E mantenete le distanze, grazie. Anche con il cane.

Io un po’ seguo quel che capita qui a Perugia, ci abito da tanti anni. Mi viene in mente che una volta un artista straniero, austriaco o russo non ricordo, aveva messo un cipresso a testa in giù vicino a via della Sposa, dove facevano le mostre. Con tutto il vaso attaccato sul soffitto. Qui sono undici cipressetti, chissà se vuol dire qualcosa l’uso del numero primo. Nell’arte tutto è legato e anche i numeri… Una volta c’era più interesse per l’arte.

Io di queste cose non ne parlo, sono ignorante e non ci capisco nulla. Diventiamo subito esperti di tutto… A me l’arte contemporanea non dice proprio nulla! Che cosa vuol dire mettere dei vasi di fiori dentro a una libreria? Qualcuno mi spieghi… Mi sveglio anche io la mattina e faccio ciò che mi pare!

Io l’ho studiato: c’era un artista che parlava di difendere la natura e metteva sempre il feltro grigio sulle cose e anche le croci rosse, come qui. Aveva sempre anche un cappello di feltro, senza croce però. Parlava di energia e di tante cose come fosse uno sciamano. È quello che ha fatto anche le lavagne che stanno nelle cantine del palazzo qui vicino.

Sì, sì, me lo sono ricordato! L’ho visto al Pompidou: una stanza piena di rotoli di feltro e un pianoforte con la croce rossa sopra. Forse vuol dire che l’arte e la natura ci salveranno anche dalla pandemia!

E in Germania aveva piantato migliaia di alberi in una città. Ci sta che sia lui. Erano tutte querce se non ricordo male. Una volta non si parlava di ecologia come oggi.

Perché se ne parla non è detto poi che si faccia qualcosa per il pianeta. Io sono di Castello e abito vicino al Tevere. Non dico a Roma, ma anche lì è inquinato, sempre pieno di cartacce portate via dalla corrente.

E allora perché qui non ci sono le querce?  Forse perché di questi tempi il cipresso è più adatto… Con i cimiteri pieni di morti per il virus… Ci manca solo che anche l’arte ci parli della morte. Poi me la spiegate un’altra volta se c’è una ragione. Buona giornata, io devo fare la spesa.

A volte non c’è una ragione precisa invece. C’era un artista che ad un certo punto aveva fatto la lista delle opere che voleva fare, tutte diverse una dall’altra. E le ha fatte tutte! E ogni volta che la faceva diceva: “una di meno!”. A volte le opere stanno lì e aspettano l’occasione per essere fatte. Ce lo dicono sempre a lezione! Forse anche in questo caso non c’entra nulla con l’ombra della torre o la poesia con l’acqua che diceva il signore.

Vedi, i vasi li ha messi tutti vicini, come a fare un corpo unico: forse per creare un’isola e ricordare quel quadro famoso con l’isola e i cipressi e una barca che ci sta andando. Penso che il titolo sia come “L’isola dei defunti” o giù di lì.

Sì, sì, l’ho visto, un mio amico ce l’ha in stanza. Però che malinconia a parlare sempre di morti…

Arrivederci, buone feste e buona passeggiata finché si può…

Saranno aperti i gelatai? Mi ci porti?

Va bene, anche perché comincia ad esserci un po’ troppa gente qui davanti e poi ci fanno la multa per assembramenti! Eheheh. Sarà “arte d’assembramento”! Eheheeh…

Che succede qui? Che c’è qui dentro?

Hiii… E che sò quelli???

Che succede qui? Che c’è qui dentro?

Hiii… E che sò quelli???

Quelli… sono i cipressi.

E che sò sti cipressi?

Mah!

Quanto sò belli, quanto sò belli, quanto sò belli…

Ah… Straziante meravigliosa bellezza dell’arte…

Aldo Iori

 

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