CONDIVIDI

ELECTRO DANCE RESURGENCE

Sono ormai lontani i tempi in cui ci riunivamo per le strade a goderci un’atmosfera fresca e frizzante, animata dalla musica e dal ballo.

Verso la fine degli anni 2000 è emerso un nuovo stile di danza. Ho iniziato a notarlo nei club, ai raduni di musica elettronica, come la Techno Parade che ogni anno movimenta le strade di Parigi.

Lo stimolante flusso di energia, che la scena della musica elettronica trasmette da decenni, coinvolge moltissime persone trasportandole in un universo brulicante di emozioni, autentico, positivo e accessibile. Commuoversi grazie alla musica, o ballare, sono cose naturali anche per i bambini. Tuttavia, esistono alcune menti creative, maggiormente consapevoli della propria corporeità, che inventano alcuni passi di danza in grado di entrare in perfetta comunione con l’atmosfera prodotta dalla musica, creando così un grandioso intrattenimento per se stessi e per gli altri. È così che gli stili musicali si evolvono in danze.  Tutto è iniziato con la discoteca e con alcuni “punti”, “indicazioni” (intendo proprio il movimento di indicare una direzione) nell’aria. Da allora, le combinazioni di movimenti delle braccia, per disegnare e tracciare figure ed esprimere atmosfere poetiche, non hanno mai smesso di intrecciarsi e progredire, attraversando generazioni e tendenze musicali.

Minimal, french-touch, tech-house, hardstyle, electro-house, indie dance… La scena della musica elettronica è molto ampia e fra il 2005 e il 2010 ha raggiunto un nuovo picco di popolarità nei club parigini, dando vita ad una nuova generazione di clubber e ballerini. Attraverso l’invenzione di alcuni passi di danza davvero creativi, riuscivano ad esprimere le loro sensazioni, spingendosi fino al limite della comprensibilità; i movimenti erano comunicativi, coinvolgenti, contagiosi e giocosi. Hanno inventato un nuovo e originale modo di ballare incentrato su un groove pulsante e su impressioni di oggetti fluttuanti che creano evoluzioni, trasportati dalla dinamica musicale. Quando lo vedi per la prima volta, immerso nella magica atmosfera di un club, non puoi che rimanerne ipnotizzato.

Se comparato a una disciplina con regole ben precise, come ad esempio la danza classica, un nuovo concetto di danza rappresenta un infinito e inesplorato campo di possibilità, facilmente accessibile per chiunque, in cui potersi muovere in totale libertà, non solo per sperimentarne l’emozione, ma anche per lasciare una propria traccia nella costruzione di questo nuovo linguaggio.

Dai club alle strade, tanto nelle loro camere da letto quanto nei festival, le persone si sono davvero divertite con questa disciplina e hanno esplorato con entusiasmo tutte le possibilità offerte da questo nuovo tipo di ballo, basato sulla pulsante musica elettronica. Grazie agli smartphone che hanno facilitato le riprese live degli spettacoli di danza e la loro diffusione via internet, i ballerini hanno registrato e divulgato migliaia e migliaia di video, comparsi sugli schermi dei computer già dal 2007 e ancora fino ad oggi. Alcune comunità sono tuttora attive e organizzano raduni in tutto il mondo.

Sono entrato in contatto con menti così creative che mi hanno ispirato fin da subito, al punto che io stesso ho iniziato a prendere parte a questo processo evolutivo. Le mie più grandi ispirazioni sono state i miei amici Maestro, Jack Herror, TreaxY, VavaN, Nunux, Karmapa, Ange-Michael e tante altre belle persone sconosciute che hanno catturato il mio sguardo con alcuni passi e atteggiamenti incredibilmente naturali. Sì, tutti abbiamo un soprannome, il mio è Spoke.

L’eco di questa cultura, che mi ha visto coinvolto sia come ballerino che come videomaker, perdura ancora, e oggi, stavolta a Perugia, torniamo ad esplorare nuovamente la bellezza di questo ballo per indagare la città come palcoscenico per fenomeni culturali nati spontaneamente grazie all’azione di Edicola 518. La città è pronta a sostenere la creatività offrendo spazi liberi adeguati, anzi, addirittura potenziandola, contribuendo in maniera attiva con le sue architetture?

I ballerini hanno posto il focus sulle loro città per mostrarne le origini o, in altri casi, le hanno utilizzate come sfondo alla narrazione del loro stile o della loro storia. Tra le centenarie mura perugine racconteremo la storia del fenomeno Electro Dance.

La pratica sportiva, le passeggiate, le mostre d’arte che ti arrivano dritte al cuore, gli incontri sociali e altro ancora sono balsamo e nutrimento per il corpo e per l’anima, fondamenta per la felicità di ognuno. Sicuramente, dopo un periodo di restrizioni, bisognerà compensare liberando movimenti catartici. La musica e la cultura rave ci guidano in questo richiamo alla libertà.

Spoke

 

 

ELECTRO DANCE COME RIAPPROPRIAZIONE DELLO SPAZIO URBANO

Oggi si sa, che puntandosi un telefono in faccia si può diventare famosi per qualche secondo a fronte di qualunque ridicola esibizione. Conquistare il proprio posto dentro questo frastuono di inesauribile rumore. Allora, no.

Allora era divertimento nella città, mix di stili, dialogo molto più che competizione e poi, improvvisamente, riappropriazione dello spazio urbano.

I ragazzi delle periferie attaccano la Senna. Si chiamano TreaxY e VavaN, vestono in modo irriverente, brutto. Canotte nere, pantaloni a vita bassa, capelli incollati alla testa da prodotti chimici di basso livello. Ma conoscono la città, architettura per architettura.

Sanno quello che gli abitanti sembrano aver scordato. Che una panchina è un centro coreografico. Che la Tour Eiffel ha le gambe larghe ma le braccia strette, e quindi se ci vuoi ballare insieme devi allargare le braccia al massimo della loro estensione. Uomo vitruviano dei bassifondi, che sale e scende le scale saltando senza eleganza. A che servono quei piedistalli di fronte a Notre-Dame, se non a salirci sopra e ballare di fronte ai turisti? Siete venuti a Parigi per il suo stile senza tempo, no?

Nella palestra di un liceo in periferia ha luogo una festa con molti invitati. Ad oggi: 3,7 milioni di persone da tutto il mondo. Guardano Spoke che balla, libero, senza spartito, scivolando come un dio che miracolosamente galleggia su acque increspate color pavimento. Gli amici urlano e si divertono perché è veramente un lusso avere un compagno di classe che si fonde alla musica e fa della scuola una disco. Matinée. In mondovisione.

Da Londra a Parigi c’è sia l’aereo che il treno. La macchina no, siamo ancora minorenni. L’abilità di un solista si vede da come dialoga con la squadra. E l’abilità di una squadra si vede da come gioca in trasferta. Perché non ballare in mezzo al traffico? Le macchine ci sfiorano e noi siamo un po’ vigili urbani, un po’ spartitraffico e un po’ rotatorie. Il corpo umano è un’architettura: che puoi aggirare, sorpassare, evitare e al limite anche investire. Ma non ignorare.

Anche per questo – poi – ogni fenomeno diventa kitsch. Era già successo, a Parigi. L’aveva fatto Dalì col surrealismo, figuriamoci se non poteva farlo la Tecktonik con l’electro dance. Il mercato riscrive le regole e toglie gli a capo alle poesie. Le braccia mulinavano in aria per prendere spazio, mica per sistemarsi il ciuffo… E quando l’abito inizia a fare il monaco, è bene che il monaco vada a meditare altrove.

Non tutti quei ballerini di strada si sono sentiti a proprio agio coi video commerciali, le serate per fare due soldi e, soprattutto, l’eterna ripetizione di uno stile nato per liberare e morto imprigionando i suoi inventori dentro canoni rigidi e, diciamolo pure, anche ridicoli.

Qualcuno si è fatto caricatura. Qualcun altro ci ha messo anni per capire quali fossero i meriti della sua improvvisa fama. Mentre da un fenomeno si passava a un altro. Multi-tablare a Texas hold-em, specialità heads-up, ci si alzano anche 2.000 euro per week quando va bene.

Per essere nudo non basta spogliarsi. E per essere ricco non basta vestirsi. Per essere contattato, infine, non basta mettere la mail su Internet. Soprattutto quando hai smesso di andare di moda.

La città è triste. E, più passa il tempo, più sono allenato a sentirne le lacrime. La città sente la differenza fra chi la calpesta e chi la balla. Fra chi la conosce e chi la fraintende. Fra chi pensa di poterla vivere e chi sa che è la città a vivere in lui.

Rivedere quei video nei giorni tristi di questo inverno è stato l’inizio di un nuovo inizio. Parigi libertaria, libertina, rivoluzionaria, riottosa, notturna, orgiastica. Non ti si addice l’essere simbolo del coprifuoco alle 19, della tristezza che ti si appropria e costringe in spazi abitati che prima erano forse il giaciglio fugace di qualche notte da condividere. Oggi: microscopica prigione.

Se la città è solo transito da A a B, tanto vale smettere di camminare. Meglio montare nastri trasportatori racchiusi in ampie balaustre. Se per uscire bisogna avere una motivazione meglio stare a casa, dove almeno c’è il riscaldamento.

Oggi, 2021, immagino TreaxY, VavaN, Spoke, la sua crew SMBD e tanti altri come loro: divinità di un rapporto libero con la città. Che si osserva nei minimi particolari in cerca quando di una corte, quando di un cortile. Quando di un piedistallo, quando di una grata. Riducendo le distanze, incollandosi ai monumenti, profanando i sagrati, decriptando gli anfratti ciechi dei vicoli senza uscita.

Voglio seguirli perché mi portino a conoscere la città che loro vedono per la prima volta e di cui io già so troppo. La scienza dice che chi fa tutti i giorni la stessa strada diventa stupido. E essere un buon ferroviere è allenarsi tutta la vita a deragliare. Perché un conto è aprire un sentiero nel bosco, un conto è stenderci sopra dei binari d’acciaio. E un ultimo conto è fingere di non sapere che quando apri un sentiero nel bosco qualcuno potrebbe arrivare coi binari d’acciaio, e ripagarti del favore dicendoti: «Tranquillo, su quel treno sarai il primo passeggero».

Bisogna buttarsi dal treno in corsa come sui film d’azione. E, ammaccati, aspettare l’inizio di una nuova chance. 1, 2, 3… il moonwalk scivola ancora. Andiamo a riprendere la città con questa danza senza nome!

Antonio Brizioli

 

Questo testo nasce dalla riflessione su tre video, che si possono trovare gratuitamente su YouTube: TreaxY & VavaN (1.), Spoke Dancing (2.), SMBD MilkyWay (3.). A seguito della loro visione a più di 10 anni di distanza dalla realizzazione, ho iniziato un fitto dialogo epistolare con Spoke, il ballerino più raffinato di quegli anni, che al momento si trova ospite a casa mia per riprendere la città. Il testo si arricchisce delle nostre conversazioni.

1.

2.

3.

Lascia un commento

La tua mail non verrà pubblicata, * campi obbligatori