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di Sara Datturi

Come si fa a salutare un paese che per tanti mesi è diventato la tua casa, riuscendo a cullarti nei momenti più grigi, lasciandoti entrare nell’anima di una popolazione che con la sua dignità, orgoglio, disponibilità m’ha fatto innamorare.

Addis, questa capitale movimentata, in eterno cambiamento, persa in mille vortici consumisti dove la povertà e l’estrema ricchezza coesistono senza scontri diretti, progresso per alcuni, speranze per tanti, che confidano di poter un giorno ottenere un miglior lavoro, una macchina, l’opportunità di scegliere per i loro figli.

Addis Ababa è un centro dinamico, vivo, contradditorio, con un ritmo caotico- calmo, un paradosso vivente dove si riesce ad immergersi in un pezzo d’umanità tagliata, arrabbiata, piena di desideri, incastrata in moralità spesso difficili da spezzare. Farengi (stranieri) che si mescolano e provano ad avvicinarsi ad una cultural etiope così variegata ed orgogliosa, capace di mostrarti una dedizione, cuore ed amore unici. Mostra loro l’anima e sarai per sempre amico di un Abesha.

Profumo di bunna, fiori e sole caldo che riscalda il cuore, polvere di sabbia rossa che si mescola con gli asini e mucche sperse tra le strade di una città che s’accanisce verso un tipo di progresso artificiale che distrugge relazioni e cooperazione. Donne e uomini che ti stupiscono se sei capace d’ascoltare le loro storie e leggere nei loro cuori.
Arte, musica, poesia, espressioni umane innate che nella società dell’avere non trovano uno spazio per sopravvivere e ottenere la dignità hanno.

Loro che non s’accontentano, ma ribelli e consapevoli dei loro sogni lottano, stringono i denti e gridano quanto siano estasiati ed innamorati della luna, del vento, del calore del sole e della terra, ringraziano l’universo per esserci, consapevoli che la nostra sopravvivenza è una concatenazione di elementi indissolubilmente legata alle risorse naturali.

In questi otto mesi d’Etiopia ho avuto l’opportunità, il privilegio di poter entrare e toccare diversi tipi di vita, situazioni e persone. Il lavoro dentro un’organizzazione delle Nazione Unite m’ha permesso di scoprire altri valori, problematiche e sfide, ho avuto la fortuna di poter incontrare persone che con passione e dedizione sfidano gerarchie, giochi di potere e burocrazia per davvero implementare progetti che abbiano un impatto “on the ground”.
Tante gocce in mezzo ad un mare di pazzia e d’interessi in un mondo che va al contrario, qui ad Addis ci sono tanti esempi di nuove imprese, progetti, piccoli e grandi che cercano d’essere più equi per l’ambiente e la società. Non sempre fanno notizia, non sempre riescono a sopravvivere, ma sono esempi di lotta, carisma, passione e rischio. Mi sono innamorata di questa città, non pensavo potesse succedere ma è così e lo realizzo solo ora con questo misto di dolce e amaro in bocca, con la bella nostalgia di farfalle nello stomaco.

Come un filmino di diapositive guardo indietro, ogni scatto un’emozione, ogni click una persona che ha conquistato il mio cuore. C’è tanto in movimento in questa città che non sarà dalle mille e una notte ma sicuramente sa di miele, caffè e tanto caos. Ci sono troppi nomi, situazioni, note di musica che dovrei citare per ringraziare questa comunità umana che mi ha accolto, coccolato, fatto arrabbiare ed innervosire, che mi ha cullato nelle giornate più tristi ed è riuscita a stupirmi, sorprendermi nel suo eterno dinamismo ed energia vitale.

Volevo però ringraziare in particolare due donne con cui ho avuto l’onore di lavorare. Due ragazze Etiopi, Tigist e Meron per la loro dolcezza, caparbietà, per la cura e sensibilità che hanno nel rapportarsi con le persone e per la loro dignità e forza nell’intraprendere ogni spezzone di vita. Meron che con i suoi 25 anni e una doppia laurea alle spalle è riuscita a raccontarmi della sua famiglia, di suo padre musulmano e attivista Tigrigno (regione al nord dell’Etiopia) e della sua mamma Cristiana, del loro viaggio per arrivare ad Addis e poter finalmente vivere con le loro figlie in libertà. “ mio padre m’ha insegnato ad essere un’attrice politica nella mia vita quotidiana, che vuol dire essere capace di leggere l’anima della società in cui stiamo vivendo”. Tigist e la sua sensibilità estrema, femminista senza indugi con i suoi trent’anni e non essendo ancora sposata deve affrontare quotidianamente pressioni sociali ingiuste. Lei che combatte, lei intelligente e sveglia, disponibile e appassionata alla psicologia.
Io sono sicura che queste due donne, come Teze, Abeta e Ababa, le tre bellissime ragazze che con sacrificio, allegria e passione lavorano alla mensa e Abet la signora delle pulizie che ogni mattina presto e dopo pranzo pulisce i nostro uffici, rappresentano il cuore pulsante di quest’Etiopia. Un paese dove tante donne (e si anche uomini) credono, sognano, lavorano sodo e sono capaci d’insegnarci molto in qualità di valori quali la coesistenza e l’amore incondizionato verso il prossimo. Da ricordare in questo particolare momento storico che l’Etiopia è uno dei paesi al mondo dove coesistono più credo (Cristiana Ortodossa/copta, Musulmana e Cattolica oltre ad altri credo) integrati in una cultura eterogenea dove si prediligono l’integrazione e non l’assimilazione inetta. L’Etiopia non è perfetta e le ragioni di questa coesistenza religiosa interna non sono sempre esternalizzate con i paesi limitrofi e i tanti profughi Eritrei, Somali e Sudanesi. E’ però uno spunto di riflessione e analisi per osservare le nostre società europee da un’altra prospettiva.
Anche con questa esperienza ho imparato tanto, altre note e colori si sono andati a collegare al grande dipinto umano che mi porto dietro.

Anche se la strada continua, non vi dimenticherò mai.

Ciao Addis,

Grazie
Amasegganalla guadagna (grazie amici)

Ecco, adesso, come ogni giorno vi guardo, belli e fieri nelle vostre marce infinite verso mille direzioni, a voi che m’avete insegnato il lento ritmo della vita, la resilienza e fierezza di non avere paura di mostrare l’anima sia attraverso le rughe che la vita appena sbocciata.
Ancora una volta vi guardo e vorrei poter tornare in Italia in uno dei mini bus che tante volte m’ha accompagnata in giro per la città, abbracciata, coccolata, a volte incastrata e divertita nel poter essere riuscita ad osservarvi in tanti spezzoni della vostra vita quotidiana. Grazie. Grazie davvero.

addis ababa

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