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La prima cosa che mi ha colpito quando ho preso in mano codici404 è stata la sua fisicità: il formato A4, le pagine in carta bianca e spessa, quasi cartoncino, in numero esiguo e tenute insieme da due punti di spillatrice. E poi ancora, aprendo, le foto amatoriali nella qualità che ci si aspetta, il font amico bello grande, le lettere nere e leggere. Chiaro e semplice, d’effetto. Non era un caso, ma una scelta editoriale ponderata. Questo però l’ho scoperto solo dopo: prima bisognava capire chi c’era dietro, e che progetti aveva per noi.

Dietro questa rivista c’è una cooperativa milanese, “CODICI | Ricerca e intervento”, operante da quindici anni in ambito sociale. CODICI ha come obiettivo l’azione e la ricerca in diversi settori, che compaiono nel website dedicato come etichette di categorie sotto le quali si raccolgono decine e decine di progetti attivi sul territorio e variamente finanziati a cui CODICI ha preso o sta prendendo parte: genere, inclusione, innovazione, dipendenze, welfare, lavoro, comunità, partecipazione, migrazione, scuola e giovani. La forza di CODICI sta nella volontà di affiancare parole, ricerca e pensiero all’azione: solo così le parole non restano intrappolate nella rete dell’autocompiacimento retorico e diventano progettualità, programmazione e, infine, azione. Liberi dagli obblighi o dalla pretenziosità di un centro di ricerca, di una università o di una casa editrice, i professionisti di CODICI sono liberi di affiancare al meglio enti e cittadini nella trasformazione sociale, a partire dall’attività di consulenza.

Dal 2018 CODICI ha sentito la necessità di dotarsi di un mezzo di divulgazione che sfuggisse – ma solo in parte – ai limiti geografici che l’azione sul territorio, a contatto diretto con le persone, impone. I rischi potevano essere diversi: da un lato, nell’urgenza di agire, quello che la rivista risultasse un semplice bollettino per riportare l’andamento o i risultati dei vari progetti intrapresi dalla cooperativa; dall’altro, quello di tradire la propria natura e dare spazio a una retorica vuota. Niente di tutto questo: sotto la direzione del cofondatore Stefano Laffi, con il nome di codici404, è nato un semestrale che è riuscito a guadagnarsi un pezzetto di universalità senza prescindere dallo spazio e dal tempo del progetto, trasformando un’esperienza particolare in un’occasione di crescita per chiunque si lasci avvicinare.
L’idea non è tradire l’azione, ma ritagliare uno spazio, nella carta, che persista dopo la fine dell’esperienza, chiudendo (e quindi aprendo all’infinito) il circolo virtuoso che avevano già avviato: dalla parola all’azione, dall’azione alla parola.
Codici404 è una rivista che nella sua semplicità riesce a parlare, interessare, raccontare all’intera società questioni che non sono sempre sotto gli occhi di tutti o che non tutti sono pronti a vedere; ma, soprattutto, che riesce a generare dubbi, spingere a farsi domande. Lo vediamo scritto nel manifesto di codici404, in apertura dei numeri numeri 0 e 1:

«404, una ricerca tendente all’infinito, una pagina non trovata, la prova che non sempre ci sono le risposte. A volte bisogna continuare a cercare. codici404 è la rivista in cui scriviamo quello che sentiamo necessario dire. Sono ricerche che nascono dalle
comunità con cui lavoriamo e che spingono all’azione solo se risuonano come voce pubblica. Vogliamo scrivere con un linguaggio semplice e diretto, umano e rispettoso. La lingua che usiamo è ancora imperfetta, lo sappiamo. Ci stiamo lavorando».

Ogni numero di codici404 è pensato come una monografia dedicata ad un tema specifico intorno al quale si organizzano l’editoriale del direttore, che introduce la riflessione sul problema, e cinque sezioni fisse: ricerca, viaggio, intervista, lettera e immagini.

La sezione “immagini”, nel sommario, chiude ogni numero, ma in realtà lo attraversa nella sua interezza, ed è forse quella che più caratterizza, anche visivamente, codici404: la redazione lancia una call al grande pubblico per ogni tema trattato, e una selezione delle foto amatoriali che giungono in redazione sono distribuite tra la copertina e gli articoli. In questo modo la cittadinanza prende parte attivamente al progetto editoriale, in conformità all’idea di compartecipazione che sta alla base di CODICI, e il lettore prova il piacere di scoprirsi coredattore.
La sezione “ricerca” è dedicata al racconto di un progetto: i dati sono riportati in maniera esaustiva, ma trattati con una umanità che li rende fruibili anche ai non addetti ai lavori.
Nel “viaggio” troviamo resoconti di esperienze personali dell’autore, come ad esempio il Marching Steady di Greta Breveglieri, che nel numero 1 racconta con gli occhi del manifestante la sua partecipazione allo sciopero di protesta per il clima del 15 marzo 2019 a Londra.
Nella sezione “intervista” codici404 ci permette di ascoltare direttamente la voce dei professionisti del settore, come quella di Francesca Gentile, direttrice di una cooperativa e ricercatrice nel settore del Teatro sociale che lavora con i bambini (numero 0); oppure si pensi a un critico del calibro di Goffredo Fofi, che troviamo nel numero 1 esprimersi a proposito del binomio parola-azione tanto caro a CODICI. Ma qui trova spazio anche la voce di cittadini che hanno semplicemente sperimentato soluzioni di vita distanti da quelle considerate nella norma (come nel numero 2).

Tutti i numeri presentano infine una lettera alla redazione contente una riflessione che dovrebbe fungere da chiusura, invece, in linea con i principi di CODICI, pone al lettore un’altra domanda che prolunga la ricerca, al di fuori dello spazio della carta.
La pubblicazione di codici404 è iniziata nel secondo semestre del 2018 e da allora sono usciti tre numeri. Il numero 0, Il bambino e la città, si occupa della riflessione pedagogica sul bambino nello spazio urbano: per usare le parole di Laffi, «sono nate
città amiche dei bambini… Ma i bambini non li vedi e la loro voce non conta, lo spazio pubblico non è diventato a misura di bambino. Il tradimento dell’infanzia parte da qui, dalle retoriche di attenzione, cura e sacralità dei bambini, dalla negazione degli spazi e del diritto al gioco».

Nel numero 1, Dare voce, ci si occupa della funzione della parola, del dare voce a chi non ne ha la possibilità, della necessità che la parola si trasformi in azione; significativamente le foto amatoriali che accompagnano il numero contengono «scritte sui muri: scritte con diversi lingue, linguaggi e formati». Il numero 2, dal titolo Doppia esposizione, si occupa di questioni legate all’abitazione e alla casa da diversi punti di vista: si pensi a chi coabiata o ha fatto scelte di vita comunitaria, o a chi, come i rifugiati, vive esperienze in strutture ben lontane dal quella che comunemente chiameremmo “casa”, «perché sulla casa di giocano rapporti di forza, di potere, di reddito, più ancora di ricchezza accumulata e di diritto». In allegato al numero 2 il fascicolo di dicembre 2019 Non solo case, racconta di una call e uno specifico progetto dallo stesso titolo, e se ne annuncia un’altra per il 2020.
Se si cerca codici404 online si scopre non solo che la rivista ha l’obiettivo di dare la parola a tutti, ma che vuole anche essere ascoltata da chiunque lo desideri: tutti gli articoli sono disponibili per la lettura online e i singoli numeri sono scaricabili gratuitamente in formato pdf. Ma il mio consiglio, dopo averli tenuti in mano, è di farsi un giro sul sito e, una volta scoperta la validità di questa cooperativa e dei suoi progetti, la passione e la competenza che c’è nella loro realizzazione, di procurasi questa bella carta, raggiungibile in due modi: sostenendo la cooperativa o nelle edicole amiche, come Edicola518.

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