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Cara Manu,
quando ti ho conosciuto le sedie erano scomode. Era il 12 dicembre del 2011, ignoravo tutto di te, bionda occhiocerulea seduta su un’altra sedia scomoda da dibattito; ma mi sembrava ci fosse tra noi due sconosciuti una certa complicità. Certe energie si percepiscono come raggi di luce che galleggiano nell’aria polverosa.
Cinque anni fa parlavo di giornalismo civile, a Cagliari, nel Palazzo Viceregio, ricordando la figura di Anna Politkovskaja. Oggi sono qui a riprendere il filo dei pensieri, delle immagini, di quello che è stato da quel dicembre a oggi. Sono qui a raccontare due storie intrecciate, quella di Manuela Iannetti che ha scritto il libro che ho letto con amore, “Boris e lo strano caso del maiale giallo”, e quella della nostra amicizia che da quelle sedie scomode e dalla polvere marina di Casteddu a oggi è diventata forte e bella. Piena di idee, di progetti, di appuntamenti con la storia che prima o poi afferreremo con cuore eroico.
Amici di penna e di pelle, animatori di sogni e affetti”…
Per parlare del libro, ho bisogno di parlare di noi. Lo so che una premessa del genere, così esplicita, non è accettabile nel caso di una recensione pubblica. Ma da questa accusa mi difendo facilmente: non scrivo recensioni, non ne sono capace, parlo solo di quella bellezza che fa bene al cuore. Di sovversione e barbara vocazione alla rivoluzione.
La tua scrittura è arguta, bella, cristallina, cara Manuela. Sai raccontare e sai farlo con stile. La tua penna è tagliente e mai scontata. Guida il lettore nella poesia del quotidiano, ti prende per mano e ti porta nei luoghi che attraversa, nella sua deriva delicata, su treni strettamente sorvegliati da postini fosforescenti, in uffici pubblici sabaudi, nella caciara di Roma, tra i profumi pugliesi come tra le mura che rinchiudono esseri umani con i loro guai, quelli passati e quelli presenti, con la morte che si rinnova e la vita che è appesa a un sottile raggio di sole che spezza l’oscurità delle sbarre.
Fa bene leggere i tuoi racconti. Qualche volta sorridi, altre volte no. E poi fa rabbia. Perché penso che una capacità come la tua dovrebbe essere in prima linea nel racconto del tempo. Invece ci tocca leggere profeti della banalità che tratteggiano il quieto vivere come confine estremo dell’esistente. (Aggiungo come nota che per questo, anche per questo, siamo così affaticati e preferiamo la scrittura con gessetti sui muri all’editoriale del sommo mediocre che frantuma le difese immunitarie, per così dire).
Mi fermo e soppeso le parole, nelle lettere è difficile cancellare, tornare indietro col cursore e riformulare. Si possono barrare due parole al massimo… Per questo contengono un pensiero più diretto, con i suoi paradossi. Così mi fermo a soppesare le parole e penso che invece sia giusto così. Il fine di chi ha talento non può essere quello di incasellarsi in un sistema che assorbe questo talento e lo modella a vantaggio di un sistema che uccide la cultura e ogni forma di libertà.
Non ti ci vedo a inanellare quotidiani luoghi comuni, con più intelligenza. Né ti vedo così accomodante. Ed è questa la tua forza, la potenza dello sguardo con i tuoi occhi abbagliati. Cavolo, il racconto di viaggio da Cuba faceva saltare sulle sedie, aveva dentro sensualità e poesia. Spaccava in due l’orizzonte e ti restituiva qualcosa di unico. Mica Gente Viaggi.
Penso che ognuno di noi sia destinato a qualcosa di diverso. Chi deve difendere un mondo e chi deve sovvertirlo. Tu stai nella seconda parte, credo. E penso che l’arte debba sempre e solamente stare dalla parte della sovversione: o ribalta il modo di vedere conformista oppure è coro, abbellimento strategico, apologia di potere. Chi ha il cuore ruggente, quella sensibilità viva nella scrittura e nel pensiero, l’ostinazione nel non arrendersi di fronte alla bruttezza, deve seguire il proprio destino anarchico e faticoso.
Attraversando il filo azzurro della notte, siamo qui a rovesciare il mondo disarmati fino ai denti.
Tuo, Antonio

Scrivendo una lettera d'amore e di lotta a Manuela
Scrivendo una lettera d’amore e di lotta a Manuela

La copertina di Boris e lo strano caso del maiale giallo di Manuela Iannetti
La copertina di Boris e lo strano caso del maiale giallo di Manuela Iannetti

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