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di Pollo Scatenato

 

Sapere che niente durerà da un lato spaventa e dall’altro consolida. Presto o tardi che sia.

Spogliati del disincanto, a noi rimarrà la malinconia di tutte le possibilità che il tempo ha vissuto per distruggere. Allora, forse, ci accorgeremo che l’unico contratto determinato rimane quello col Diavolo, firmato al ribasso tra confuse simbologie di peccato, a definire troppo presto ciò che saremo o saremmo voluti essere.

Mentre il tempo, nel suo essere sempre ora, continua a respirare di quel che non siamo, di amori perduti nelle sue pieghe d’inerzia, di parole mai dette e amicizie mai strette, ignaro dei perversi modi con cui preferiamo illuderci, scandendo la vita tra comportamenti socialmente necessari, dimentichi di qualsiasi leggerezza.

Per quanto si provi a sfasciare il personale castello di situazioni soffocanti, il tempo si raffredda solo rifiutando di pensare a sé stessi. E il primo passo è non fidarsi più, non credere nei propri luoghi e neppure nel quotidiano; sottovalutarsi e fregarsene come faremmo con l’ultimo dei propri innamorati. Rasentare i muri. Restare appena coscienti, e iniziare a respirare la selvaggia autonomia con cui questo scorrere ci redime al fatalismo. Il coraggio necessario? Lo stesso dell’ultimo dei propri innamorati, se è ancora vivo.

Allo stesso modo, questi tre consigli portano in sé una riflessione atipica sul tempo e sulla vita. Oro, incenso e whisky. E proporli così, attraverso due estratti di prefazione e un incipit dei primi 2 minuti, vale appena quanto prolungare il piacere di una promessa, o accennare con le braccia l’ombra impossibile di una nebulosa.
Perdersi un po’ dentro di essi potrebbe, non dico definire chi siamo ma, avvicinare ciò che sembra più sfuggente.
Tre consigli perché la contingenza è un tarlo nascosto, da sempre, tra le pagine di questo giornale. Rosicchia per un risveglio che oscilli tra la disidratazione e l’ebbrezza di propositi, che crei il suo spazio d’idee autonome facendosi largo tra le abitudini con cui abbiamo infiocchettato la nostra vita.

1 – Elogio del nulla di Christian Bobin

Dalla prefazione di Mario Bertin

“E’ come la rosa di cui parla Silesio. Non ha ragioni per sbocciare: sboccia e basta. La ragione profonda della vita è il vivere. E’ anzi la vita che offre a noi tutto. E tutto vuol dire ciò che non è noi, tutto ciò che ignoriamo e che attende di essere posseduto.”

2 – Cattedrale di Raymond Carver.

Dalla prefazione di Francesco Piccolo.

“La letteratura insegnava che la vita era una lunga sequenza di giorni trascurabili, e poi all’improvviso accadevano i momenti decisivi. Erano quelli degni di essere raccontati.
Poi è arrivato un tale di nome Ernest Hemingway, che i momenti decisivi ha cominciato a sfiorarli soltanto. Ha raccontato di un uomo e una donna, per esempio, seduti ad aspettare un treno e non si dicono che non si amano più – se lo diranno un giorno che sarà un giorno lontano dal racconto che leggiamo; ma non se lo dicono ancora, e quindi noi non lo ascolteremo mai; però la risposta che dà l’uomo all’osservazione della donna, quando sostiene che le colline somigliano a elefanti bianchi (gli elefanti bianchi non esistono, le dice) è il segno che cominciano a non amarsi più. Anzi, già non si amano più, ma stanno cominciando a dirselo.
E’ la grande lezione di Hemingway.
Infine è arrivato Raymond Carver, e ha sancito in maniera definitiva che i racconti non sono fatti soltanto di momenti decisivi, ma anche di tutti gli altri momenti della vita, quelli che a noi sembrano trascurabili.”

3 – Millennium Mambo di Hou Hsiao-Hsien

Una ragazza asiatica sui vent’anni cammina spensierata lungo un tunnel sopraelevato urbano, si gira più volte indietro a guardare verso l’obbiettivo, fuma e sorride, mentre una voce racconta:

“Ogni tanto Vicky lo lasciava, ma lui riusciva sempre a riprendersela.

Le telefonava, la scongiurava di tornare.

Era una storia che si ripeteva, ne era come ammaliata, ipnotizzata. Non aveva scampo, tornava sempre da lui.

Dentro di sé si diceva: «In banca ho ancora cinquecentomila dollari taiwanesi, quando li avrò finiti… lo lascerò»

Tutto questo accadeva 10 anni fa. Era l’anno 2001. Il mondo intero festeggiava il Ventunesimo secolo e dava il benvenuto al nuovo millennio.”

4 – Alcol, Emergenze, fiammiferi. Via il tarlo, via il fastidio.

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