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di Paolo Marchettoni

Queste brevi righe parlano di Emergenze, raccontano ciò che è stato, quello che è, quello che sarà e perché non potrebbe essere altrimenti.

Il numerozero: la copia pilota, l’archetipo sperimentale realizzato con la cura e la devozione del miglior artigiano. Non il prototipo rigido, fissatore di forme e contenuti, piuttosto fiamma accesa dal vento che guizza bruciando ogni format prestabilito, estendendone i confini fino a farli scomparire.

Vogliamo essere liberi. Liberi di provocare, stimolare, spiazzare, deludere, entusiasmare, attraverso un processo creativo in cui è racchiuso l’autentico valore artistico che deve essere percepito. Vogliamo essere liberi, spontanei, onesti con noi stessi, assecondando le nostre vocazioni artistiche, culturali, letterarie, senza alcun timore, anzi, come presupposto irrinunciabile per la nostra crescita artistica e umana.

La libertà è necessaria per crescere: ogni numero di Emergenze non ha nessun vincolo, se non quello di proseguire, andando oltre il numero precedente, in un superamento continuo paragonabile a quello delle fiamme che, nate dallo stesso fuoco, ardono insieme irregolari e sfuggenti l’una con l’altra, pur essendo al contempo un’opera collettiva animata dallo stesso plasma freddo, lo stesso spirito.

Così il numerouno è emerso ancora più spregiudicato, irriverente, spiazzante, ma mai autoreferenziale, totalmente inclusivo di una gamma di orizzonti e sensibilità molteplici. Talmente inclusivo, che per la costruzione del prossimo numero abbiamo voluto una redazione aperta: aperta a scambi, intrecci, confronti, contaminazioni e contagi, che non hanno tardato ad arrivare. A Milano, una delle patrie di Emergenze, abbiamo lavorato al giornale con tante persone interessate al progetto, partendo da dei fogli bianchi, dando spazio all’immaginazione e alle idee, ispirandoci a vicenda.

 

0 commenti su “Emergenze: cosa è stato, cosa sarà

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