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di Antonio Brizioli

 

Il caldo che ci sta appiccicando la vita in questi giorni, è così provante che può avere anche gli effetti psicotropi di una droga naturale e gratuita. Sarà per questo che assaporandolo boccheggiante nei saliscendi dell’acropoli perugina, ho potuto nuovamente godere di una visione speciale. Proprio ieri, salendo su per le scalette di Sant’Ercolano, ho visto sgusciarmi davanti il piccolo Raffaellino, che con le tele sottobraccio e una bisaccia a tracolla quasi più grande di lui, correva in discesa come fosse in ritardo all’appuntamento con un committente d’eccezione.

Avete capito bene, proprio lui: Raffaello Sanzio, pittore rinascimentale senza bisogno di presentazioni, che poco più che bambino lasciò la natia e raffinata Urbino, per formarsi alla bottega del Perugino. In che anno ciò sia avvenuto è oggetto di diatribe fra gli esperti e poco importa al nostro discorso, ma è comprovato che la data di arrivo di Raffaello a Perugia debba collocarsi fra il 1495 e il 1500 (Raffaello nasce nel 1483). Allora Perugia era grande veramente, a tal punto che il miglior talento pittorico della sua epoca lasciava una corte culturalmente molto attiva per affinarsi presso il più illustre maestro del tempo (il Perugino appunto), per beneficiare delle numerose commissioni locali, della prosperità economica e del clima favorevole alle arti. Ecco, ogni tanto è bene immaginarlo questo ragazzino orfano di madre e padre che gira per le vie della nostra città e matura la tecnica aggraziata, la curiosità umana, la sensibilità geniale con cui stupirà il mondo. Naturalmente le opere giovanili di Raffaello, tutte create in risposta a commissioni umbre e per il nostro territorio, si dividono fra i più importanti musei del mondo, ad eccezione dell’affresco della Cappella di San Severo, a Porta Sole, che da solo basterebbe a garantire turismo a Perugia in permanenza, se degnamente valorizzato. Alla parete in questione Raffaello ha lavorato fra il 1505 e il 1508, quando faceva ormai da spola fra Perugia e Firenze, in attesa di raggiungere l’affermazione definitiva nella Roma di Papa Giulio II. Forse sarebbe bene visitarla questa cappella nel punto più alto e suggestivo della nostra città, accessibile con un biglietto dal prezzo simbolico, sia per chi c’è già stato sia per chi (e temo siano molti) ci è passato vicino decine di volte senza mai acconsentire ad una deviazione. Sarebbe opportuno visitarla non solo per l’ovvio interesse storico-artistico ma anche per immaginare, con l’occasione, questo bambino prodigio che si aggirava nei luoghi della nostra vita quotidiana, per poter sviluppare delle fantasie sul nostro territorio e infine per avere la misura effettiva dell’intensità storica di una città.

Non credo sia un caso che il fantasma di Raffaello preferisca a distanza di secoli venire a manifestarsi qui, piuttosto che nelle capitali artistiche che tutt’oggi ospitano la maggior parte dei suoi capolavori. L’Umbria è una regione di insospettabili avventurieri che nel caldo, nel vento o nella neve, pianificano mosse speciali. Non so se e quando me ne andrò da questo posto, una cosa che senza dubbio mi trattiene sono questi incontri occasionali, con spiriti trapassati, con stranieri di passaggio, con geni isolati che sono qui da sempre senza che nessuno se ne sia mai accorto… A presto Raffaello, ci vediamo nelle vie per vedere chi è più bravo a resistere al caldo…

In copertina l’affresco della Cappella di San Severo, eseguito da Raffaello e il Perugino, Porta Sole, Perugia.

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