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di Antonio Brizioli

 

È Ferragosto e sono a Perugia. Mi alzo in tarda mattinata e valuto il da farsi con la tranquillità di un giorno qualunque. Ieri sera ho fatto un giro in centro ma sono stato costretto a rincasare sul presto: Eolo, adirato per la desertificazione cui Perugia è stata sottoposta dai suoi abitanti, ha deciso di spirare una brezza traditrice sui pochi superstiti in maniche corte, come dire “Andatevene! O tutti o nessuno!”. Peccato, perché come sempre c’erano diversi turisti a cui la città non aveva nulla da offrire se non la privilegiata visione delle sue spoglie desolate. Ma veniamo ad oggi. Adotto un approccio molto basic, quasi da deficiente: entro su Google e digito “Ferragosto a Perugia”, per vedere se tante le volte ci sia qualche iniziativa interessante in città.

Le speranze non sono vanamente riposte, in quanto si presenta subito un link di FareNight con scritto “Ricco programma di eventi per le notti d’estate a Perugia”. Scorro rapidamente al 15 agosto, immaginando che sia una data trattata con particolare riguardo e in effetti il programma di oggi è unico e irripetibile: “pranzo con oca arrosto e cicommlo” presso il Circolo Tempo Bono (prenotazione consigliata) e, se sopravvivi, spettacolo teatrale alla Rocca Paolina sul testo “La bella in mano al boia” di Uguccione Ranieri di Sorbello. Due idee accattivanti se non fosse che l’oca mi appesantisce e i nomi altisonanti della nobiltà pure; per un Ferragosto in città da basso profilo, vogliate scusarmi, ma speravo in qualcosa di più proletario. Il Comune di Milano, che non sono solito portare ad esempio positivo, per offrire un supporto empatico alle migliaia di malcapitati rimasti a cuocere nella griglia meneghina, non solo ha mantenuto aperti tutti i musei, ma vi ha organizzato visite guidate, percorsi tematici, spettacoli e musica; ha creato un numero verde per l’assistenza immediata agli anziani; ha organizzato visite della giunta ai volontari, agli ospizi, al comando della polizia locale e a tutti coloro a cui tocca di mandare avanti la carretta in questo giorno di selfie bordo mare. Nulla più di un gesto per carità, ma già è qualcosa. Qui Minimetrò chiuso per manutenzione, ufficio Perugia 2019 chiuso per ferie, giunta in vacanza qua e là, ristoranti in gran parte chiusi per ferie, di grazia che abbiamo fatto lo sforzo di tenere aperta la Galleria Nazionale dell’Umbria…

Va bè, torniamo al mio dramma… Deluso dalle iniziative proposte, mi richiudo in me stesso e tento la fortuna in un torneo di poker online. Alla terza mano esco a seguito di uno scontro “set over set” (per i non addetti ai lavori, un colpo imparabile) e capisco che davvero non è la mia giornata. Guardare un film mi sembra troppo sovversivo. Esco in avanscoperta e la sfortuna vuole che muovendomi a caso fra le strade deserte capiti in via Cortonese e possa ammirare il capolavoro di design urbano proposto in quel tratto subito dopo Fontivegge, che la mia adolescenza ricorda come oasi della libera espressione dei tanti writer che al tempo animavano la scena perugina. La nuova veste della curva che conduce in via Sicilia riesce nel triplice intento di: disegnare una traiettoria assolutamente innaturale; raggiungere picchi di bruttezza estetica che a confronto il grifo di piazza Morlacchi di cui si parlava qualche articolo fa merita di diventare patrimonio dell’Unesco; avere la pericolosità premeditata di una trappola, ordita unendo una parabola sbilenca ai blocchi di cemento armato posti sul marciapiede nei due lati.

Mi fermo da una parte a riflettere, quando nel momento di massimo sconforto arriva una chiamata. È un amico da Città della Pieve, un amico d’infanzia che evidentemente ha la capacità di sentire telepaticamente che qualcosa non va. Mi dice che mi aspetta stasera perché lì le cose vanno al contrario. Proprio sotto Ferragosto c’è il tradizionale Palio dei Terzieri e i pievesi sparsi per il mondo tornano per un attimo a stringersi attorno alla loro culla per bere, festeggiare, tifare, insultarsi… Prometto che se questa rubrica avrà la fortuna di continuare ad esistere indagherò sul perché la Perugia etrusca, romana, medievale, artistica, papale, ribelle, liberata, ha perso tutte le sue tradizioni. Sul perché si parla sempre di come tornare ad attrarre i turisti, quando sono i perugini in primis ad essere respinti e a non trovare neppure un momento di condivisione. Ne parleremo… Per ora è Ferragosto, sono a Perugia e non sapevo fosse reato.

Pubblicato il 17/8/2014 sul “Corriere dell’Umbria”

Un commento su “Il Ferragosto degli sconfitti

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