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di Antonio Brizioli

 

Il giorno dopo Umbria Jazz è una metafora della vita, la trasposizione su scala urbana dei cinque minuti dopo aver fatto l’amore. Chiamatemi outsider, chiamatemi emarginato, chiamatemi alternativo a tutti i costi, ma il giorno dopo Umbria Jazz un po’ mi piace. Ogni anno lo segno sul calendario con un po’ di compassione per quella casella, ignorata come la più nascosta delle spiagge.

I locali rifiatano, quasi tutti chiusi per riprendersi dagli straordinari. Gli abitanti riposano per quel poco che sia consentito dal caldo. Il 99% degli studenti fuori sede ha preso il treno per tornare a casa quando? Il 20 luglio naturalmente, il giorno dopo Umbria Jazz.

Eppure, a ben vedere, c’è qualche sparuto turista che si aggira per un centro in raccoglimento, trattenutosi – vuoi per convenienza dei prezzi o vuoi addirittura per una vera prodezza d’intuito – un giorno di più… Quei turisti che sono versione animata dei palchi smembrati, delle moquette mezze tolte, delle pedane private di ciò che sorreggevano.

Proprio così, è una notte da relitti. Un po’ di fila al gelataio, perfino qualche timido sbuffo di vento. Provo ad attaccare bottone con una ragazza sulle scalette del Duomo e mi risponde, sopraffatta prima ancora di cominciare: “Dai, è il giorno dopo Umbria Jazz”… Quasi a dire che ieri avrei avuto un bel po’ di possibilità, ma mi porto dietro un filo di imperdonabile ritardo…

Rotolo qualche metro più in là. Le birre sono tutte molto chiare. Perfino i tossici bevono la Corona. Il giorno dopo Umbria Jazz la doppio malto è da considerarsi un gesto di tracotanza.

Eppure come respira bene la città. Qualche straniero disorientato. Qualche autoctono irriducibile e le architetture che riaffermano la propria presenza imperiosa. Tutti pensano un po’, si chiacchiera sotto voce, ci si sente come durante una tregua olimpica. Mentre l’operaio smonta gli ultimi pezzi di palco, il camioncino dei rifiuti ripristina la decenza, chi t’incontra ti saluta quasi stupito come a dire “Perché sei uscito?”, ma poi l’espressione tramuta in complicità quando realizza che condividete lo stesso peccato.

C’è chi considera questo giorno la morte della città, il momento giusto per andare in vacanza, o i più estremi addirittura per cadere in depressione. Non so, a me piace vivere il tessuto urbano anche nelle sue manifestazioni più autentiche, non solo quando è amplificato da momenti irripetibili che quasi fermano il tempo. Quando la lancetta ricomincia a scorrere verifichi lo stato delle cose.

Forse c’è poco in città, ma è quel poco con cui dobbiamo fare i conti…

0 commenti su “Il lunedì dopo Umbria Jazz: un giorno da outsider

  1. Bell’articolo! Semplice ed efficace.. ho sempre pensato al giorno dopo Umbria Jazz un po’ allo stesso modo. A dir la verità è sempre stato il mio giorno preferito proprio per i sentimenti che suscita!

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