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di Alessandro Piccioni

#OltreIlCapitalismo

 

Il concetto di libero mercato è un mito che è stato sempre strumentalizzato dalla classe dirigente a proprio vantaggio. Da una parte è stato utilizzato per mascherare il semplice fatto che il capitalismo è di fatto guidato dall’avidità e dall’egoismo dell’homo economicus e, dall’altra, per distrarre l’attenzione dalla possibilità di organizzare attivamente il sistema economico e metterlo al servizio della maggior parte delle persone.

L’idea di libero mercato è stata anche storicamente descritta come “economia del laissez-faire”, termine francese che significa letteralmente “lasciar fare”. L’idea nasce nell’ambito del pensiero illuminista del diciottesimo secolo. I filosofi erano concentrati sui concetti di natura e di legge naturale, ed erano inclini a vedere il mondo come naturalmente armonioso e capace di autoregolarsi. Per questo motivo, immaginarono anche un sistema economico in cui non ci fossero vincoli artificiali e che riflettesse la spontaneità dell’ordine naturale.

Questo pensiero implica una visione morale abbastanza parziale e opinabile: “la natura è, per definizione, virtuosa e giusta; tutto ciò che la altera è dannoso”. Il laissez-faire disegna una sorta di mondo perfetto, un Eden dell’attività economica in cui il mercato riproduce l’armonia, l’ordine e l’autoregolamentazione del mondo naturale. Adam Smith, un filosofo ed economista inglese, è stato uno dei più importanti pensatori di questa tradizione. Secondo il vecchio Adam, la ricerca del guadagno individuale spinge indirettamente la società verso il massimo benessere possibile come una mano invisibile.Nell’immaginario collettivo, e anche nei più comuni testi di politica economica –ahimè-, il grande dibattito tra economisti neoclassici e keynesiani tende ad essere incentrato su come e quanto il governo debba intervenire sul funzionamento del mercato.

Intavolato in questo modo, il dibattito risulta già profondamente ingannevole. Si caratterizza lo Stato come un’entità problematica e innaturale, che distorce un sistema di forze, quelle economiche, che diversamente opererebbero in modo naturale. Ma la competizione naturale è semplicemente una lotta alla sopravvivenza nella quale, solitamente, il più grande o il più forte vince. Al contrario la civiltà è definita da regole: le regole creano il mercato e i governi creano le regole. Nel “Leviatano”, Thomas Hobbes spiegava come il mercato non possa esistere senza uno stato che crei e faccia rispettare le regole in base alle quali opera. In realtà, non esiste neanche un sistema economico senza queste regole. Il governo non è quindi un “intruso” ma un facilitatore.

La realtà è che questo interminabile, artificioso dibattito del libero mercato Vs stato ha reso impossibile, per anni, discutere del vero cuore del problema: chi esercita il vero potere? Come ne beneficia? Come possiamo cambiare le regole in modo che più persone possano beneficiare dei frutti del proprio lavoro?

Nella prossima puntata: “I sostenitori del libero mercato sono proprio quelli che vi stanno fottendo”.

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