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di Francesco Merlino

 

Non ti amo più. Ti ho amata un tempo ma sentimenti più forti hanno sopito il bene che ti voglio; ho solo vent’anni e me ne vado. So cosa voglio, ho bisogno di vivere lontano, e non parlo solo di distanza, sento l’esigenza di sentirmi come gli altri, amare come gli altri, amato come gli altri, di assaggiare tutti i sapori della vita. Devo ascoltare le mie voglie primordiali. Devo mettere le ali. Mi sento costretto in questi stretti pantaloni e nella felpa di Ticchioni. Preferisco American Apparel. E poi non sopporto più di chiudere tutte le tue tapparelle. Scusa ma quante finestre ha casa tua? Non devi arrabbiarti, è solo la vita. Per sempre non esiste ora, ma tutto sarebbe per sempre se la smettessimo di impacchettare i nostri sentimenti in relazioni, che è solo una mania di ordine. E di ordine ora ho bisogno o forse di un sogno. Per questo me ne vado Craco-via, me ne vado Craco-via lontano, in erasmus. Anche io ho un cuore e anche il mio a volte muore se non lo maneggi con cura. Ora che ci siamo detti di nuovo tutto vado a fare la valigia, ho il volo domattina. Limitati a sbattere la porta senza dire una parola e tutto tornerà come prima. So che non capisci, ma non posso trovare la felicità sottraendomi alla vita. Lo faccio per noi, un giorno magari ti sposo, verso i trentadue, quando saremo davvero in due. Perché adesso io ci sono a giorni alterni ed ho proprio bisogno di andare Craco-via. L’amore è un cane che viene dall’interno ed il mio adesso abbaia di rado. Per questo ed altro: ciao, me ne vado.

Vattene, non mi importa più. Sarà la centesima volta che mi lasci, la tv coi piedi scalzi la guarderò con qualcun altro o qualcun’altra. Tanto il sesso è sopravvalutato, basta venga permutato in qualcosa di diverso, che sia un orsetto o un vasetto di gelato. E allora vattene davvero e non tornare più! Pensavo che nemmeno la facessi più l’università e ho dubitato che tu avessi un cuore, qualche volta, tra una e l’altra volta, che non mi davi nemmeno il tempo di fumare. Mi hai fatta soffrire, sempre in pensiero su cosa facessi, se mi pensassi oppure ancora una volta mi privassi della tua attenzione per l’ennesima lotta col pallone o ricurvo nel cercare un nuovo ovetto Tinder da scartare. Ma ci possiamo riprovare. Intendo subito, ora! Ti prego non andare Craco-via, lontano da me. Ho bisogno di te, che sai riempire la mia esilità. E chi mi manterrà in piedi quando indosserò di nuovo le scarpe coi grattacieli? Anche io sogno di andar lontano, ma tenendoti per mano. Tutti gli errori che ho fatto su questo divano sono solo un ricordo mondano; lasciali morire, loro sono carnali, quello che provo per te no. Vieni dentro con me. Hai fatto palestra ultimamente? Mi sembri tutto un omone ed io tutta un ormone. Amiamoci ancora una volta, anche fosse l’ultima, alla fine che importa? Non ho mai creduto alle ultime parole, sono parole come altre. Tutti i giorni un aereo parte e continuerà a partire, allora che ti costa rimanere? Sarebbe solo una temporanea via di mezzo tra andare e restare.

…la porta invece si chiuse e l’aereo che partiva proprio quel domattina lo portava Craco-via veloce, lontano…

Qui fa freddo, meglio mettere il berretto. La gente non mi capisce se parlo e allora sto zitto. Per colmare la mia carenza nel lessico locale giro per pessimi locali, appago sentimenti più orientali, forse troppo. Meglio mettere il cappotto. Qui c’è tutta la vita che volevo, eppure  sono triste per la prima volta. Per la prima vodka mi trovo un po’ impacciato, poi la confidenza vien bevendo. “Na zdrowie” vuol dire “salute!”. È l’unica cosa che ho imparato. Ma i miei mi scuseranno, in fondo lo sanno che sono freddoloso, e quel bicchiere è l’unico posto in cui ci siano più di dieci gradi, e che sono frettoloso e inizio a pensare per gradi. E ora che ho agito a volte penso che non sia stata una bella idea andare  Craco-via, altre volte penso che la dovrei smettere di pensare solo perché ho un silenzio da colmare. Mi manchi, maledizione. E mi arrivano dritti in faccia i tuoi post contenenti una traccia che parla d’amore. Mi manca litigare perché mi rompi e che pensi che vada ancora di moda Abercrombie. Mi manca il tuo calore e il suono del tuo rumore, ma non aspettarti che lo ammetta, è il mio modo di fare. Bla bla car non costa quasi niente se non, a volte, l’incidente. Ma non sarò così sfortunato da trovare un autista ubriaco. E poi non è la prima volta che metto 30 euro su Polonia-Italia. Quindi vado, tutto d’un fiato, senza mai pensare né parlare per tutto il viaggio. Il tempo in macchina vola, come fosse un miraggio, come fosse una Ferrari in una gara. Mi fa scendere a Ferrara. Alla porta di casa tua, 300 chilometri più in giù, non sarà un problema arrivare. Sento che forse saper che mi ami è meglio che dar finalmente due esami.

Lascia stare le tapparelle

ancora due minuti a guardare le stelle,

alla fine ne è valsa la pena

non fa niente che è  ora di cena,

Spegni il forno e anche il porno

e restiamo qui finché fa giorno.

Oggi G è tornato da C, dopo un lungo ed estenuante viaggio da Cracovia a Perugia. E chissà se domani dovrà ripartire. Tanto c’è un aereo che parte ogni giorno.

Un commento su “L’amore ai tempi dell’erasmus

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