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di Pollo Scatenato

 

Renzi è un genio, se questo non fosse ancora chiaro.
Chi altri prima di lui ha mai citato la metafisica di Borges in un modo così sopraffino e al tempo stesso borgesianamente camuffato.
Chi avrebbe avuto l’ardire di convertire una lectio magistralis all’università di Buenos Aires per ri-iniziare il Vecchio e Nuovo Mondo, troppo stanchi e dimentichi, alla metafisica sorniona attraverso cui il grande scrittore argentino usava affrontare la realtà? Proprio con quegli stessi temi del doppio (!), del sogno come realtà parallela (!), della magia di libri misteriosi (!), che influenzeranno l’Europa di Calvino, Sciascia e del Cortazar parigino.

D’altronde, chi critica il nostro Presidente del Consiglio non conosce certo l’aggettivo “borgesiano”, che sfuma i contorni dell’arte e della vita per oggettivarle come menzogna spogliata in tutta la sua crudezza. Cosa ha fatto Renzi, nel sostituire una poesia di Borges con una di autore ignoto, se non ricalcare le recensioni borgesiane di libri immaginari?
Questa è metapolitik, signori! O comunque vogliate chiamarla.
Non si scappa di fronte all’evidenza di una genialità che con altrettanto spirito borgesiano si può immaginare mentre infuria nell’aereo presidenziale, con Renzi sballottato a diecimila metri assieme a dei ghostwriter più inoperosi di Sancho Panza, per trovare la cifra che convincerà il mondo a cambiare inconsciamente rotta.
Walt Disney cambiò le nostre infanzie proprio così, non a caso il filosofo Theodor Adorno parlò di lui come “l’uomo più pericoloso d’America”. Renzi non avrà forse i mezzi e la fantasia di Walt Disney, non avrà più la banca Etruria dove conservare il decino fortunato di zio Paperone, va bene, ma ci sta provando.

La strada è giusta e noi siamo stati solo disattenti nell’accorgerci solo adesso di cavalcarla da un po’; per esempio, ancora nessuno sa chi ha fatto coprire le statue per fare omaggio a Rohuani: questo è oro colato dal Borges di “Finzioni”.
Il resto è fuffa, polemiche e scravattamenti. E per accontentare proprio tutti, anche quelli arrivati fin qua per leggere davvero una poesia di Borges, eccone una preceduta da una sua famosa avvertenza:
“Tu che mi leggi, sei sicuro d’intendere la mia lingua?”

 

La notte ciclica

Lo sapevano gli ardui alunni di Pitagora:
come le stelle tornano ciclicamente gli uomini;
ripeteranno gli atomi fatali
l’incalzante Afrodite dorata, i tebani, le agore.

In epoche future opprimerà il centauro
col piede solidungo il petto del lapita;
fatta polvere Roma, gemerà il minotauro
nell’infinita notte del suo palazzo fetido.

Ritornerà ogni notte d’insonnia, minuziosa.
Dal medesimo ventre rinascerà la mano che adesso scrive.
Eserciti di ferro costruiranno l’abisso.

Non so se torneremo in un secondo ciclo
come le cifre d’una frazione periodica;
ma so che un misterioso rotare pitagorico
ogni notte mi lascia in un luogo del mondo

che è di periferia. Un angolo remoto
che può trovarsi a nord, oppure a sud o a ovest,
ma ha sempre un muricciolo di un pallido celeste,
un folto fico scuro e un marciapiede rotto.

 

*Nello scrivere questo articolo è stato d’obbligo evitare fraintendimenti sulle fonti, perciò, in preda all’ottimismo più renziano abbiamo attinto alle stesse de “Il Giornale”, sperando anche noi come loro che qualcuno insignisca davvero Borges del Premio Nobel per la Letteratura. Il primo Nobel postumo per postumi.

http://www.ilgiornale.it/news/politica/renzi-recita-testo-borges-sbaglia-poesia-1226209.html

**Per coerenza con la performance renziana che ha ispirato l’articolo in copertina c’è Alfred Hitchcock, cioè uno che non c’entra niente.

Un commento su “Renzi, Borges, Walt Disney e la metapolitik

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