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di Davide Monastra
Sarebbe potuta essere la solita storia di azienda fallita e tutti a casa. Si è trasformata in una bella (bellissima) favola dei nostri giorni grazie alla caparbietà di 15 operai, 15 eroi. Lo sfondo di questa storia è Messina, dove il 29 luglio ha (ri)aperto il Birrificio Messina, araba fenice nata dalle ceneri della fabbrica in cui per anni si è prodotta la Birra Messina.

Non è stato facile arrivare al tanto agognato giorno dell’apertura per questi 15 lavoratori. L’azienda, fondata nel 1923 dalla famiglia Lo Presti-Faranda, è passata negli anni ’80 sotto il controllo dei colossi internazionali (prima Dreher, poi Heiniken) che, dopo qualche anno di attività, hanno deciso di stoppare la produzione, di abbandonare lo Stretto: nel 2011 il futuro dei dipendenti è lontano dal birrificio, licenziati e mandati a casa. Inizia così un’altra odissea – o sarebbe meglio dire il solito teatrino istituzionale – tavoli di trattative, promesse, ecc., prontamente sfumati in un nulla di fatta.

Dallo sconforto del licenziamento, si è però accesa una debole fiammella: orgoglio, tenacia, spirito di coesione, forza di volontà e – c’è da sottolinearlo – una grandissima fiducia nei propri sogni/obiettivi hanno portato questi 15 operai/eroi a credere di poter rimettere in piedi lo stabilimento, dimostrando che anche a Messina è possibile ancora fare impresa e – cosa non meno importante – rimanere liberi, indipendenti dal soffocante controllo di quelle multinazionali che, si sa, guardano solo al dio denaro, senza badare troppo a tradizioni secoli .

La via per questi operai non è mai un’autostrada in linea retta ma in Sicilia, dove proprio le poche infrastrutture stradali esistenti sono tortuose e irte di pericoli (fate un giro di notte sulla A20, potreste trovare l’ispirazione per scrivere un romanzo alla maniera di Gabriel García Márquez), ma la gente in Trinacria “che è forte assai” – per citare Rossellini – non si fa mai scoraggiare dagli ostacoli e ai tanti che in questi anni hanno detto loro: “Andate a lavorare, che con il birrificio state solo perdendo tempo” (perché comunque in Sicilia i gattopardi non muoiono mai!), questi 15 visionari hanno raggiunto il loro traguardo e adesso possono brindare in cima alla vetta alzando in alto i loro boccali.

Per presentare il loro progetto al mondo hanno scrito: “Questa è la storia di una Messina che, al contrario di quanto dicono le voci di corridoio, è lontana dall’essere morta o paralizzata. I movimenti di questa città, per quanto lenti, insistono ancora verso una crescita culturale ed industriale, che ha bisogno del contributo di tutta la collettività cittadina. Che la nascita di questa nuova impresa possa essere vista come il segno di qualcosa che, finalmente, si sta smuovendo davvero?”

La risposta? Speriamo di sì. Perché questa storia che viene da Messina è un reale esempio di come insieme, contro tutte le avversità, si vince. Sempre!

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